Omicidio buttafuori, arresto dopo 19 anni un 59enne. Prima volta “prova virtuale”

Omicidio buttafuori, arresto dopo 19 anni un 59enne. Prima volta “prova virtuale”
4 giugno 2018

Dopo circa vent´anni, e grazie all’innovazione scientifica, la polizia è riuscita a dare un volto e un nome all’autore dell´omicidio di Valeriano Poli, il buttafuori ucciso all’età di 34 anni il 5 dicembre 1999 a colpi di pistola: un bolognese di 59 anni è stato arrestato questa mattina con l’accusa di essere l´autore materiale dell’assassinio. In pratica, un reperto fisico, ovvero uno scarpone della vittima con alcune macchie di sangue riconducibili al dna del presunto assassino trasformato, attraverso una precisissima scansione laser in una ‘prova virtuale’ risultata poi determinante per risolvere, dopo 19 anni, il ‘cold case’ sull’omicidio di Valeriano Poli, 34enne buttafuori ucciso a colpi di pistola la sera del 5 dicembre 1999 a Bologna.

Un tecnica, chiamata “analysis of virtual evidence”, che è stata applicata per la prima volta in Italia in ambito forense. Si tratta di un’innovativa metodologia di comparazione tridimensionale basata sulla sovrapposizione di immagini estratte da un video dell’epoca con quelle estrapolate da un ambiente virtuale ricostruito in 3D dove (questa la novita’) lo scarpone (reperto fisico) e’ stato tramutato in una ‘virtual evidence’ digitale.  Il risultato investigativo è stato raggiunto, dopo oltre due anni di accertamenti grazie ai quali è stato possibile, a distanza di molti anni dal delitto, raccogliere un quadro indiziario grave, preciso e concordante a carico dell´indagato. Oltre alla persona arrestata, un altro bolognese è indagato per favoreggiamento personale.

Come funziona la tecnica “analysis of virtual evidence” 

Il cold case, dopo la riapertura delle indagini condotte dalla squadra mobile di Bologna, si e’ concluso questa mattina con l’arresto di Stefano Monti, 59enne bolognese, (la cui posizione era gia’ stata archiviata in passato) accusato di aver ucciso il buttafuori per una vendetta personale scaturita da una violenta lite tra i due risalente a nove mesi prima dell’omicidio (marzo 1999) all’esterno di una nota discoteca bolognese. In quell’occasione, hanno ricostruito gli investigatori, il presunto assassino fu duramente colpito dal buttafuori tanto da rischiare di perdere i sensi. Da quel momento, questo il quadro accusatorio, fino all’omicidio il Poli fu oggetto da parte dell’arrestato (a cui si contesta anche la premeditazione) di ripetuti atti intimidatori: spilloni (utilizzati per le corone funebri) sull’auto e bossoli recapitati a casa (e sparati dalla stessa arma del delitto).

Se ai tempi delle prime indagini i rilievi sui reperti ematici presenti sulla scarpa della vittima non avevano portato a nulla di significativo, le recenti tecniche sono state determinanti per la chiusura del cold case. E da alcuni esami su una serie di persone e’ emerso un profilo genetico di compatibile con quello dell’arrestato. La coincidenza tra i due profili genetici (quello dell’arrestato e quello determinato dalle analisi sul sangue rinvenuto sulla scarpa della vittima) e’ stata dimostrata attraverso l’esame del dna prelevato al 59enne sottoposto (a tal fine) all’esame dell’alcol test durante un controllo stradale. Per legare, infine, la presenza delle tracce ematiche al momento dell’omicidio (e non alla violenta lite del marzo 1999) ecco entrare in scena la “analysis of virtual evidence” grazie alla comparazione con le immagini di un video girato nel corso di un battesimo risalente al 21 novembre 1999, qualche giorno prima dell’omicidio.

Gli accertamenti svolti con una perfetta sovrapposizione della virtual evidence sulle immagini registrate ha consentito ai tenici della polizia scientifica di determinare che sulle scarpe riprese nel video del battesimo “non sono presenti” le macchie di sangue. La difficolta’ nelle indagini, ha spiegato la polizia, e’ stata determinata anche dall’ambiente pervaso da omerta’ e reticenza riscontrato dagli investigatori. Il Monti, originario del quartiere ‘Pilastro’ di Bologna “e’ stato correttamente definito persona irascibile, violenta ed impulsiva”, un “bussatore”, “una vera e propria mina vagante” ha sottolineato il gip nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. 

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