Omicidio Pamela, salgono a tre i nigeriani fermati. Procuratore: “Indagine chiusa”. L’autopsia non ha chiarito cause decesso

Omicidio Pamela, salgono a tre i nigeriani fermati. Procuratore: “Indagine chiusa”. L’autopsia non ha chiarito cause decesso
Oseghale, l'uomo accusato di aver fatto a pezzi Pamela
10 febbraio 2018

La Procura di Macerata ha disposto il fermo dei due nigeriani bloccati ieri e ora accusati di omicidio per la morte di Pamela Matropietro. Con loro sale a tre il numero degli indagati, contando anche Innocent Oseghale, pure lui nigeriano, fermato poche ore dopo il ritrovamento dei resti della ragazza in due trolley. Per la Procura di Macerata, ci sono “elementi significativamente rilevanti” che la morte di Pamela Mastropietro sia stata causata da un “omicidio volontario” nella relazione preliminare che il medico legale ha inviato alla Procura ieri sera. Gli inquirenti ritengono cosi’ di aver chiuso l’indagine sul delitto della diciottenne romana.  I due fermati sono Desmond Lucky, 22 anni, che era gia’ indagato assieme a Oseghale, e Awelima Lucky, 27 anni. Quest’ultimo era stato intercettato ieri a Milano, da dove si suppone volesse partire per la Svizzera. Nei loro confronti sono ipotizzati i reati di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. Subito dopo il ritrovamento era stato fermato Innocent Oseghale, che abitava nella casa di via Spalato dov’è morta Pamela, per overdose o uccisa, e Desmond Lucky, tuttora in libertà, chiamato in causa da Oseghale come fornitore di una dose di eroina alla 18enne. L’autopsia bis, eseguita da un pool di medici legali dell’Universita’ di Macerata, non ha chiarito le cause del decesso ma ha riscontrato varie lesioni sul corpo (alla testa e all’altezza del fegato): sono state inferte prima o dopo la morte? Saranno decisivi altri esami di laboratorio oltre a quelli tossicologici. L’accertamento ha pero’ evidenziato un sezionamento quasi “scientifico” del cadavere: sarebbero servite molte ore per farlo, oltre alla mano di persone esperte.

Leggi anche:
Giulio Regeni: torture e brutalità emergono dall'autopsia

Il dettaglio ha messo i carabinieri sulle tracce dei due nigeriani interrogati dagli investigatori. Ora gli inquirenti, con l’ausilio anche di indagini tecniche e informatiche, stanno vagliando movimenti e alibi relativi a quel 30 gennaio, l’ultimo giorno di vita di Pamela che, dopo essersi allontanata il 29 gennaio dalla comunita’ di recupero Pars di Corridonia, era arrivata a Macerata e aveva contattato Oseghale per procurarsi la droga. Qui la vicenda si fa nebulosa. Nella sua seconda versione, il pusher ha sostenuto di essere salito in casa con la ragazza e Lucky che le avrebbe ceduto una piccola dose di eroina. Quando Pamela e’ andata in overdose, ha detto Oseghale, lui sarebbe scappato, trovando in seguito nell’abitazione le valigie con il corpo gia’ sezionato. Desmond sostiene invece di non aver mai spacciato ne’ di essere stato nella mansarda dove i Ris hanno trovato i vestiti di Pamela sporchi di sangue, tracce ematiche in cucina e su un piumone bagnato in balcone, oltre a grossi coltelli da cucina tra cui una mannaia. La sera stessa Oseghale, che aveva i trolley con se’, ha chiesto a un amico camerunense di accompagnarlo in auto a Pollenza. Il resto sono ipotesi. Pamela potrebbe essere stata stroncata dalla dose d’eroina dopo quattro mesi che non ne assumeva e poi ferita e fatta a pezzi per sviare le tracce. O potrebbe essere stata aggredita e uccisa in una colluttazione in casa. Ipotesi per ora non suffragate da prove, neanche di tipo scientifico. Gli interrogatori ancora in corso potrebbero fornire elementi utili alle indagini su una vicenda che ha ancora troppe zone d’ombra. Gli accertamenti tecnici, per i quali ci vorranno ancora dei giorni, serviranno in ogni caso a dare alcune certezze.

Leggi anche:
Giulio Regeni: torture e brutalità emergono dall'autopsia

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti