Orlandi, portavoce Vaticano: richieste famiglia saranno studiate

4 marzo 2019

“Visto che il Papa ha deciso l’apertura degli Archivi Vaticani per il Pontificato di Pio XII nel 2020, facciamo un appello al pontefice affinche’ ci dia accesso al fascicolo che riguarda le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi”. Lo ha detto Laura Sgro’, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa a Roma nel 1983. “Ho chiesto di avere accesso al fascicolo gia’ due anni fa, ma ne’ dal cardinale Parolin ne’ da altri e’ mai arrivata alcuna risposta formale. Papa Francesco faccia chiarezza anche su questa storia, che ha coni d’ombra terribili – ha proseguito Sgro’ – . Credo che le cose debbano essere fatte anche per escluderle”.

Intanto, dal Vaticano arrivano i primi segnali in merito alla richiesta della stessa famiglia Orlandi, a delle informazioni su una tomba antica nel cimitero teutonico all`interno delle mura vaticane, che secondo alcune segnalazioni potrebbe custodire i resti dell’allora giovane Emanuela. “Posso confermare che la lettera della famiglia di Emanuela Orlandi è stata ricevuta dal cardinale Pietro Parolin e che verranno ora studiate le richieste rivolte nella lettera”, ha detto il direttore “ad interim” della Sala Stampa della Santa Sede Alessandro Gisotti. La scorsa estate, riferisce il Corriere, è stata recapitata all`avvocato Laura Sgrò, che assiste la famiglia Orlandi, una lettera con allegata la foto della tomba con scritto “Cercate dove indica l`angelo”.

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L`avvocato Sgrò ha spiegato al quotidiano che si è scoperto che al cimitero teutonico vaticano c’è una tomba con la statua di un angelo, che riporta a terra una lastra con una scritta funeraria dedicata alla principessa Sofia e al principe Gustavo von Hohenlohe, che nel 1857 fu nominato arcivescovo da papa Pio IX. Il loculo sarebbe stato aperto almeno una volta e la datazione della statua dell’angelo – che tiene un foglio con la scritta in latino “Requiescat in pace”, “Riposa in pace” – sarebbe diversa da quella della lastra. Ma per l’avvocato si è soprattutto “verificato che alcune persone erano state informate della possibilità che i resti di Emanuela Orlandi fossero stati nascosti nel cimitero teutonico”. Inoltre, sempre secondo le fonti di Laura Sgrò, “più persone da anni sono solite deporre i fiori in segno di pietà nei confronti dell`Orlandi che lì sarebbe seppellita”. Di qui l’istanza alla Segreteria di Stato Vaticana per fare chiarezza.

UN CASO MAI CHIUSO

Il caso di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia, scomparsa in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983, non puo’ essere chiuso. Non lo e’ sicuramente per i suoi familiari che a quasi 36 anni dai fatti continuano a battersi per conoscere la verita’. Archiviata la storia che lo scorso autunno aveva riacceso timide speranze, con il ritrovamento nella sede della Nunziatura Apostolica di alcune ossa, poi riconducibili a una necropoli del periodo compreso tra il 90 e il 230 dopo Cristo, la famiglia Orlandi, attraverso l’avvocato Laura Sgro’, torna alla carica con un’istanza presentata al segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, per avere informazioni su un’antica tomba del cimitero teutonico all’interno della Citta’ del Vaticano.

“Su Emanuela si e’ detto di tutto e di piu’. Manca solo una storia sui marziani – ha detto l’avvocato, raggiunto la scorsa estate da una segnalazione anonima, con foto della tomba (senza dire quale) e l’invito a ‘cercare dove indica l’angelo’ – Ci siamo subito mossi e abbiamo constatato che quotidianamente su quella lapide vengono deposti fiori e accesi lumini in segno di pieta’ nei confronti di Emanuela Orlandi.  Possibile che una tomba del 1857 sia oggi meta di devozione?”. Dal canto suo, la Santa Sede si e’ limitata a confermare di aver ricevuto la lettera (“ora verranno studiate le richieste rivolte dalla famiglia”). Che il caso sia da considerare chiuso, almeno a livello penale, lo sostiene invece da tempo la procura di Roma la cui richiesta di archiviazione del fascicolo e’ stata definitivamente accolta dalla Cassazione nel maggio del 2017. Queste, comunque, le fasi piu’ significative dal punto di vista giudiziario del caso Orlandi dalla riapertura dell’inchiesta nel 2005.

– LUGLIO 2005 – Una prima apparente svolta investigativa si registra in occasione di una puntata del programma ‘Chi l’ha visto?’ quando giunge una telefonata di un anonimo che invita a vedere chi e’ sepolto nella basilica di Sant’Apollinare: il defunto e’ Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei boss della Banda della Magliana, ucciso nel febbraio del 1990.

GIUGNO 2008 – Sabrina Minardi, per qualche anno amante proprio di De Pedis, rivela agli inquirenti che Emanuela Orlandi era stata uccisa e che il suo corpo, rinchiuso in un sacco, era stato gettato in una betoniera a Torvaianica. Secondo la Minardi, la 15enne sarebbe stata tenuta prigioniera in un’abitazione vicino a piazza San Giovanni di Dio. Pur con tutte le perplessita’ del caso, i magistrati, che procedono per sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio volontario aggravato dalle sevizie e dalla minore eta’ della vittima, si attivano per cercare i dovuti riscontri. Ma i risultati sono scarsi. La Minardi viene sentita piu’ volte dagli inquirenti, cade in contraddizione, smentisce precedenti sue ricostruzioni del fatto finendo lei stessa sotto indagine.

– MARZO 2010 – Gli accertamenti della procura vengono estesi anche ad altri soggetti vicini a De Pedis: l’autista Sergio Virtu’, i due stretti collaboratori Angelo Cassani, detto ‘Ciletto’ e Gianfranco Cerboni, detto ‘Gigetto’, e poi monsignor Pietro Vergari, fino al ’91 rettore della basilica di Sant’Apollinare, dove si trova la tomba dello stesso De Pedis.

– MAGGIO 2012 – Viene aperta la tomba di De Pedis: il corpo del boss viene identificato, ma null’altro di utile dal punto di vista investigativo emerge dall’esame dei reperti ossei ritrovati all’interno della cripta della basilica.

– NOVEMBRE 2013 – Altra novita’ istruttoria: le dichiarazioni rese da Marco Fassoni Accetti, di professione fotografo, per il quale il sequestro della Orlandi ha a che vedere con l’esistenza di trame internazionali ordite alle spalle dell’allora Pontefice. Ma Accetti viene liquidato da chi indaga come inattendibile e non credibile, tanto che la sua posizione finisce in archivio a seguito di una consulenza psichiatrica che ne certifica forti disturbi della personalita’.

DICEMBRE 2014 – L’ultima speranza dei familiari di Emanuela Orlandi e’ legata ad Ali’ Agca: l’ex Lupo Grigio, che aveva sparato a Papa Wojtyla nel 1981, si presenta a sorpresa a piazza San Pietro per portare dei fiori sulla tomba di Giovanni Paolo II. La famiglia si attiva immediatamente per presentare un’istanza alla magistratura affinche’ l’ex terrorista turco venga interrogato. Richiesta respinta: anche Agca e’ ritenuto “soggetto inattendibile” per aver reso piu’ volte dichiarazioni sul caso Orlandi, sia pubbliche che in sede processuale, che si sono rivelate “infondate” e “scarsamente credibili”. Da qui la richiesta di archiviazione inoltrata dalla procura secondo cui, “da tutte le piste seguite e maturate sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di numerosi testimoni, di risultanze di inchieste giornalistiche e anche di spunti offerti da scritti anonimi e fonti fiduciarie, non sono emersi elementi idonei a richiedere il rinvio a giudizio di alcuno degli indagati”. Una conclusione recepita prima dal gip e confermata poi dalla Cassazione.

– GIUGNO 2017 – In occasione del 34esimo anniversario della scomparsa, la famiglia Orlandi chiede alle autorita’ vaticane di accedere agli atti conservati sul caso. Ma l’istanza cade nel vuoto.

– OTTOBRE 2018 – Durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura Apostolica in via Po 27 vengono trovati alcuni frammenti ossei umani”. Il pensiero va subito a Emanuela Orlandi e a Mirella Gregori, l’altra 15enne scomparsa nel 1983. Le analisi diranno che si tratta di reperti di epoca romana.

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