Ortoressia, il male oscuro che minaccia i salutisti

Ortoressia, il male oscuro che minaccia i salutisti
14 aprile 2016

Mangiare sano è una delle azioni più importanti per la salute delle persone, ma quando diventa estremo può tramutarsi in disturbo. Il desiderio di mangiare sano, infatti, può trasformarsi in una patologia ossessivo-compulsiva, chiamata Ortoressia, termine coniato nel 1997 dal dietologo americano Steven Bartman. Secondo recenti dati diffusi dal Ministero della Salute, sarebbero oltre 3 milioni gli italiani con disturbi alimentari e di questi circa il 15% soffrirebbe di questo disturbo, con una netta prevalenza degli uomini (11,3%) rispetto alle donne (3,9%). Ma qual è il rapporto delle persone con il cibo? Ben un italiano su 3 dichiara di avere almeno un amico fissato con l’alimentazione, che non vuol dire soffrire di ortoressia, ma rientrare nella categoria di potenziali “vittime” di questa patologia. È quanto emerge da un’indagine promossa da Nutrimente, associazione per la prevenzione, la cura e la conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare, condotta su circa 1200 italiani tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni, realizzato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate, per scoprire che rapporto hanno gli italiani con il cibo. “L’ortoressico sviluppa una vera e propria fobia per i cibi considerati ‘pericolosi’ come gli Ogm – spiega Sara Bertelli, psichiatra e presidente dell’Associazione Nutrimente Onlus – Questa ossessione porta ad una dieta molto restrittiva e all’isolamento sociale. È come se il cibo sano diventasse una missione morale e tutte le altre sfere di vita passassero in secondo piano”.

Ma quali sono le ‘fissazioni’ più comuni che contraddistinguono l’italiano-medio a rischio ortoressia? La pianificazione dei pasti si posiziona al primo posto con il (78%). Dedicare gran parte della domenica a cucinare per la settimana ventura, calcolando alla perfezione le dosi di pranzo e cena, senza sgarrare di un solo grammo, con il fine di evitare cibi ricchi di sale, zucchero o geneticamente modificati. Al secondo posto si posiziona il tempo trascorso al supermercato (75%) che si lega inevitabilmente al primo punto. Spendere gran parte del tempo libero al supermercato, alla ricerca degli alimenti più salutari presenti sugli scaffali, a discapito di altre attività più utili per il benessere della nostra salute, come l’attività fisica. Al terzo posto il pensiero ossessivo del cibo (71%). Molti italiani e non solo, passano più di 3 ore al giorno a pensare al cibo: cosa prendere e come preparalo? Fa bene o non fa bene? Meglio evitare e magiarlo ogni tanto? Uno status ossessivo che riguarda la ricerca e la selezione dei cibi, comune tra giovani e anziani. L’Ortoressia nervosa si differenzia dai disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia, perché l’obiettivo iniziale non è quello di dimagrire. Paradossalmente tutto parte dall’idea di stare bene, attraverso un’alimentazione sana e mirata, può trasformarsi in breve tempo in un fanatismo alimentare che fonda le sue convinzioni in conoscenze spesso superficiali. “Un’altra fonte di rischio di questa ossessione  – continua la Bertelli – è che la conoscenza di questi soggetti spesso non si fonda su una reale competenza riguardo la nutrizione, ma su convinzioni personali, sentito dire, notizie pseudoscientifiche trovate su internet”.

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Ma quali sono le principali città italiane dove questa patologia rischia di diffondersi a macchia d’olio? Al primo posto si colloca Milano (33%), capitale della moda e non solo. Sono infatti i meneghini i più ossessionati dai valori nutritivi del cibo, capaci di spendere gran parte del tempo libero al centro commerciale, per disegnare un menù settimanale maniacale. Al secondo posto si posiziona Roma (27%). Amatriciana e cacio e pepe vengono messe da parte, provocando insoddisfazione affettiva e persino l’isolamento sociale, causati dalla persistente preoccupazione legata al mantenimento di tali rigide regole alimentari. Il podio è completato da Torino (21%) dove, fatta eccezione per agnolotti e bagna càuda, i torinesi non transigono e vivono l’alimentazione attraverso rigide regole alimentari autoimposte. Seguire una dieta ferrea che non prevede nessun incidente di percorso, può portare le persone ad affrontare situazioni spiacevoli e dannonse. Ma quali sono le situazioni più singolari della vita quotidiana, nelle quali influisce maggiormente questa patologia? Rinunciare a un appuntamento galante (76%) si posiziona al primo posto. Capita spesso che proprio l’uomo rimandi al mittente una proposta romantica. Paradossale e poco galante, le fissazioni del partner a volte possono creare situazioni di forte tensione nella coppia. Disertare le uscite di gruppo (72%) è un altro classico che colpisce gli italiani. Trovare ogni giorno una scusa, per evitare di fare l’aperitivo con gli amici o con i colleghi di lavoro, “assolutamente dannoso” per la propria salute, mette l’individuo nella condizione di vivere un isolamento sociale perenne. Evitare cerimonie (68%) è un altro gesto che può essere frainteso. Pensato con la volontà di non volersi tuffare nella serie infinita di prelibatezze che solitamente seguono le celebrazioni, questo gesto può essere vissuto dai parenti del festeggiato/a come un affronto nei confronti del proprio figlio o nipote, andando a creare tensione tra le parti.

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