Sesso a pagamento, Croce Rossa caccia 21 persone

Sesso a pagamento, Croce Rossa caccia 21 persone
24 febbraio 2018

Ventuno membri del personale cacciati per aver fatto sesso a pagamento: la Croce Rossa internazionale aggiunge il suo nome alla lista delle organizzazioni umanitarie impegnate in un’operazione di trasparenza, dopo lo scandalo sugli abusi sessuali che nelle scorse settimane ha travolto Oxfam, Save The Children e altre ong. Ultima in ordine di tempo la britannica Plan International, che ha autodenunciato sei episodi recenti di abusi su minorenni perpetrati da membri del suo staff o da collaboratori. Nel caso della Croce Rossa, non si tratta di reati, ma di un comportamento esplicitamente vietato dal codice di condotta interno: il pagamento di prestazioni sessuali, anche nei Paesi dove la prostituzione e’ legale. In ogni caso, sottolinea il direttore generale del Comitato internazionale della Croce Rossa, Yves Daccord, “e’ importante che il silenzio che ha circondato questo problema sia andato in frantumi. E’ un momento spartiacque per il settore umanitario nel suo insieme: comportarci con assoluta integrita’ e’ un dovere verso le persone che serviamo”. Daccord si dice “profondamente rattristato” dai numeri rivelati dall’organizzazione: “Dal 2015 abbiamo identificato 21 membri dello staff che sono stati licenziati per aver pagato prestazioni sessuali o che si sono dimessi durante un’inchiesta interna. Altri due sospettati di comportamenti sessuali inappropriati non hanno avuto il rinnovo del loro contratto”. La Croce Rossa internazionale conta un personale di oltre 17 mila membri nel mondo: “Siamo preoccupati – sottolinea Daccord – che episodi che avrebbero dovuto essere segnalati non siano ancora stati riportati o che siano stati segnalati ma gestiti in maniera non appropriata”. Venerdi’ scorso 22 organizzazioni umanitarie hanno pubblicato un mea culpa collettivo in una lettera aperta per chiedere “sinceramente scusa” e promettere misure urgenti di prevenzione e “tolleranza zero” per il futuro. Tra le firmatarie, anche la Plan International, con base nel Regno Unito ma attiva in 50 Paesi. Sul suo sito web, l’ong ha rivelato oggi sei casi di abusi su minori avvenuti tra il primo luglio 2016 e il 30 giugno 2017. Oltre a questi, nove casi di molestie sessuali o comportamenti inappropriati nei confronti di adulti.

Intanto, dopo lo scandalo che ha colpito Oxfam e altre ong, un’altra organizzazione umanitaria britannica, Plan International, ha rivelato sul suo sito internet casi di abusi sessuali, anche su minori, perpetrati da membri del suo staff o collaboratori. Sei gli episodi confermati in un post dalla ong e avvenuti tra il primo luglio 2016 e il 30 giugno 2017. Oltre a questi, l’organizzazione ha autodenunciato nove casi di molestie sessuali o comportamenti inappropriati da parte dello staff nei confronti di altri adulti. Nel post la ong sottolinea di aver cacciato tutti gli autori degli abusi, sia sui minori sia sugli adulti, tranne in due casi in cui il fatto contestato era solo un linguaggio inappropriato, e di avere fatto denuncia alle autorita’ locali dei Paesi, quando c’e’ stato reato. Plan International e’ un’ong attiva in 50 Paesi, nei quali si occupa tra le altre cose di contrasto ai matrimoni precoci e alla mutilazione genitale femminile. L’organizzazione e’ una delle 22 che ieri hanno pubblicato una lettera aperta di scuse per non aver saputo reagire sempre adeguatamente alle accuse di molestie o comportamenti inappropriati di propri dipendenti.

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