Palermo Capitale della Cultura, un progetto trasversale di oltre 780 eventi

29 gennaio 2018

Quattro P raccontano Palermo. Arabo ebraico, fenicio e greco. Le P di Palermo declinata nelle lingue di chi ha gettato le fondamenta delle città. E che rappresentano il logo di Palermo Capitale della cultura 2018. A sottolineare ancora una volta, ha ribadito il sindaco Leoluca Orlando stamane alla cerimonia di apertura davanti al premier Paolo Gentiloni e al ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, il ruolo di capitale non solo italiana, ma del Mediterraneo Quattro P perché quattro sono i Canti del Teatro del Sole, quattro le sante; quattro le lingue sulla stele della Zisa. Il logo è stato realizzato dalla 22enne Sabrina Ciprì, palermitana allieva dell’Accademia di Belle arti e della cattedra di design grafico. “In realtà – spiega la giovane – questo logo è nato per caso perché non c’erano molte basi. Avevo un’idea , questo sì, ho cercato di schematizzarla il più possibile. Anche nella scelta dei colori, mi son fatta guidare dall’istinto: volevo che chiunque li guardasse, potesse immaginare Palermo. con il mare, le cupole, le luminarie della festa, il verde, i teatri”. Un progetto “originale, di elevato valore culturale, di grande respiro umanitario, fortemente e generosamente orientato all’inclusione, alla formazione permanente, alla creazione di capacità e di cittadinanza, senza trascurare la valorizzazione del patrimonio e delle produzioni artistiche contemporanee”. Dalla motivazione del ministero ai Beni culturali si comprende l’unicità e l’essenza del progetto Palermo: una capitale del Mediterraneo la cui ricchezza stratificata si è innestata su una società multietnica che ieri ha accolto e oggi continua ad accogliere. Il progetto ha convinto e oggi Palermo inaugura ufficialmente l’anno da Capitale Italiana della Cultura alla presenza del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, del ministro Dario Franceschini e del presidente della Regione siciliana Nello Musumeci.

OLTRE 700 EVENTI

Stamattina sul palco del Teatro Massimo, uno dei simboli di rinascita della città, le Voci Bianche e il coro multietnico Arcobaleno hanno aperto con l’inno di Mameli la “festa” di Palermo. Palermo Capitale italiana della Cultura e’ un progetto di visione e non un semplice calendario di eventi: perché la sua forza sta nell’essere riuscita a mettere in rete le istituzioni culturali della città, l’associazionismo e i suoi festival vitali e rodati; nell’essersi allargata alla Città Metropolitana e a tutta la regione, moltiplicando il valore aggiunto della Biennale Manifesta 12 che si aprirà a giugno e per cinque mesi proietterà la città nel mondo dell’arte internazionale. Un progetto trasversale di oltre 780 eventi – ed altri se ne stanno aggiungendo in queste ore, si stima che saranno raddoppiati – che accoglie arte, musica, teatro, grandi eventi, appuntamenti, convegni, sport, con il coinvolgimento di tutta la città e la valorizzazione delle periferie protagoniste. Su questo “mosaico” si innestano le iniziative internazionali che proiettano la città verso i grandi temi del Terzo Millennio: pace, legalità, solidarietà e partecipazione, per eventi che hanno “scelto” Palermo come ribalta. Ad iniziare dall’Aga Khan Trust for Culture che il 2 marzo presenterà in anteprima mondiale il progetto di ricostruzione del suq, della moschea degli Omayyadi e del minareto di Aleppo, patrimonio Unesco, distrutti nel 2013 durante il conflitto. Tra pochi giorni arriverà “Love difference”, il grande tavolo specchiante a forma di bacino del Mediterraneo creato da Michelangelo Pistoletto. Per dodici mesi il tavolo sarà installato nel Salone delle danze della Fondazione Sant’Elia – cuore tecnico e organizzativo di Palermo Capitale -ed ospiterà iniziative e tavole rotonde sul tema del dialogo tra le culture, dell’accoglienza, del diritto alla mobilità umana.

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I progetti sono tantissimi: si va dalle mostre di livello internazionale – le immagini di Spencer Tunick, di Robert Capa, la mostra-evento su Antonello da Messina e le installazioni di Jan Fabre, Shozo Shimamoto o Martin Kipperberger fino a “ReSignifications” del Nobel Wole Soyinka – al Premio delle Arti del MIUR, al festival MigrArti del Mibact alla Festa Europea della Musica che porterà a Palermo mille giovani musicisti da tutta Europa in giugno. E ancora, un esperimento di “opera lirica sociale” che coinvolgerà un intero quartiere fino al convegno internazionale sulle “Filosofie del Mediterraneo di ieri e di oggi”. Questo e tantissimo altro. Con un patrimonio immenso che resterà alla città: saranno attivati nell’anno di Palermo Capitale Italiana e si concluderanno entro il 2020, una serie di progetti strutturali in mondo da mettere a sistema un piano integrato della cultura e dei suoi spazi nel segno della collaborazione tra le istituzioni. Dal restauro di Palazzo Butera, museo della collezione Valsecchi, all’apertura di due nuovi “parchi”: Al Medina Al Aziz nell’antico quartiere Zisa e il cuore verde del parco Casina Cinese-Pitrè. Prenderà vita un No mafia memorial, museo archivio laboratorio della lotta alla mafia. Palermo ha trovato spazi da offrire con rispetto a chi ha deciso di vivere qui: dall’Agorà Interreligiosa aperta a tutte le fedi, alla nuova Sinagoga. Infine, nascerà un portale unico dell’offerta culturale e turistica della città che unificherà le biglietterie dei luoghi culturali cittadini.

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