Pamplona, migliaia in piazza contro giudici. Petizione contro condanna per abuso e non stupro

29 aprile 2018

Migliaia in piazza, una petizione per chiedere la rimozione dei giudici, le suore di clausura che si schierano, la vittima che decide di fare ricorso contro la sentenza. Non si placano in Spagna le polemiche per la sentenza che ha derubricato uno stupro di gruppo a ‘semplice’ abuso sessuale. In campo e’ sceso anche il governo: Madrid valutera’ se sia necessario rivedere la legge sulla violenza sessuale. Decine di migliaia di persone, la gran parte donne, hanno marciato nelle strade di Pamplona, le mani alzate in segno di protesta e scandendo slogan per rivendicare il diritto a una vita senza il timore della violenza machista.

Sono scese in campo persino le 16 suore carmelitane del convento di clausura di Hondarribia, nei Paesi Baschi: “Viviamo in clausura, indossiamo la tonaca fino alle caviglie, non usciamo la sera, non andiamo alle feste, non beviamo alcolici, abbiamo fatto voto di castita’. E’ una scelta. Ma difenderemo con tutti i mezzi il diritto delle donne di fare il contrario. Senza essere giudicate, violentate, intimidite, assassinate o umiliate per questo”. E più di un milione e 200mila persone hanno firmato, in due giorni, una petizione indirizzata al Tribunale supremo spagnolo per reclamare la inabilitazione dei giudici che hanno assolto cinque uomini dall’accusa di “stupro” condannandoli invece per il meno grave reato di “abuso sessuale” ai danni di una 18enne alla festa di San Firmino del 2016.

“Il branco” ha filmato la violenza e poi è stata messa in rete

“Poiché il tribunale incaricato di pronunciare la sentenza nel processo al ‘branco’ conclude che non esiste né violenza né intimidazione, chiedo l’inabilitazione dei magistrati che lo compongono”, si legge nella petizione. Lanciato da una spagnola di 38 anni, il testo deplora “che ci siano dei giudici che ritengono che perché esista una aggressione sessuale, non è sufficiente che cinque uomini aggrediscano una giovane indifesa e in stato di ebbrezza e poi l’abbandonino dopo averle rubato il cellulare”. I cinque, tutti di Siviglia e di età compresa tra i 27 e i 29 anni, avevano anche filmato la violenza con i loro smartphone, per poi vantarsene su un gruppo di messaggistica WhatsApp denominato “il branco”.

La pubblica accusa aveva chiesto 22 anni e 10 mesi di reclusione per ognuno dei cinque imputati e 100.000 euro di risarcimento totale. La corte li ha invece condannati a nove anni di carcere e a un risarcimento complessivo di 50.000 euro. I loro avvocati avevano sostenuto che la 18enne fosse stata consenziente, dal momento che nel filmato non si sentiva mai dire “no”. Posizione che aveva scatenato un’ondata di proteste in Spagna, già lo scorso novembre, con lo slogan “io, sì, ti credo”.

La storia

L’aggressione sessuale avvenne in occasione della tradizionale festa di San Fermin a Pamplona, nel 2016. Gli imputati si erano offerti di accompagnare la ragazza all’auto ma invece la portarono nell’androne di un palazzo, dove l’aggredirono, filmando tutto con cellulari. Ritrovata in lacrime da una pattuglia di polizia, la giovane descrisse i suoi aguzzini, che furono individuati e arrestati il giorno dopo. I cinque, che in un gruppo di WhatsApp si facevano chiamare ‘la manada’ (il branco), si sono difesi sostenendo che la ragazza era consenziente. La ragazza non reagi’ (era troppo terrorizzata, secondo la pubblica accusa) e rimase per tutto il tempo con gli occhi chiusi. E i giudici hanno deciso che, mancando coercizione violenta, si tratto’ di un abuso sessuale. Intanto la pubblica accusa ha deciso che impugnera’ la sentenza.

Presentera’ ricorso anche la vittima dello stupro, che inizialmente pensava di lasciar cadere, per poter voltare pagina e cominciare una nuova pagina di vita. Invece e’ spuntata un’altra a cui e’ toccata la stessa sorte dal ‘branco’: una ragazza che ha testimoniato al processo e che adesso ha rotto il silenzio annunciando di voler andare fino in fondo. La ragazza ha gia’ denunciato e il suo caso e’ in fase di istruttoria. Il primo maggio 2016, due mesi prima che il branco abusasse la 18enne alla festa di San Fermin, quattro degli aggressori si approfittarono di lei a Pozoblanco. Come nel caso di Pamplona, gli imputati videoregistrarono l’assalto alla giovane, che era addormentata, o forse drogata. “La ragazza di Pamplona non e’ sola, sono al suo fianco”, ha promesso.

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