Paradiso fiscale dei vip: da Putin a Cameron, da Messi a Montezemolo

Paradiso fiscale dei vip: da Putin a Cameron, da Messi a Montezemolo
4 aprile 2016

La più grande fuga di notizie mai accaduta, 1.500 volte la dimensione dei file resi pubblici da Wikileaks. E’ il dossier Panama Papers: 11 milioni di documenti che sono stati ottenuti da un informatore segreto dello studio legale Lenville overseas, con sede a Panama, che ha gestito e gestisce le fortune offshore dei grandi del mondo. Lo studio legale di Mossack Fonseca ha aiutato i suoi clienti a evadere le tasse, riciclando denaro e facendo confluire i soldi di capi di stato e miliardari nei paradisi fiscali. I documenti sono stati inviati a partire dal 2015 da un informatore alla Suddeutsche Zeitung che li ha condivisi con i 107 giornali di oltre 70 Paesi che fanno parte dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ). I documenti mostrano collegamenti con 72 tra attuali e ex capo di stato. Nei file sono contenuti i dati dei conti segreti off-shore collegati a migliaia di clienti, residenti in 200 Paesi, tra cui spiccano politici, uomini di spettacolo, imprenditori e sportivi. Le carte riportano i nomi del presidente russo Vladimir Putin, del premier britannico David Cameron, di Leo Messi e dell’attore Jackie Chan. Ma anche italiani, almeno 800, tra cui spiccano Luca Cordero di Montezemolo, l’imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia e il pilota Jarno Trulli. E ancora. Nomi ricollegabili alle famiglie o a personaggi vicini all’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, all’ex leader libico Muammar Gaddafi e al presidente siriano Bashar al-Assad.

A fare notizia, come evidenziano i titoli di Le Monde e il Guardian, tra i 107 media che hanno ottenuto i documenti, i file che riguardano Putin. Secondo quanto si legge, scrive anche Bbc, emerge un giro di riciclaggio di denaro che coinvolge anche la banca russa Rossiya e dignitari del circolo più ristretto del presidente russo. Si tratta di almeno due miliardi di dollari nascosti nei paradisi fiscali. Banca Rossiya, che è sottoposta alle sanzioni di Usa e Ue, ha condotto il giro di denaro, secondo i documenti che rivelano come ha operato. I soldi sono stati veicolati tramite compagnie offshore, due delle quali sono ufficialmente di proprietà di uno dei migliori amici di Putin. Il violoncellista Sergei Roldugin che conosce il presidente russo sin dall’adolescenza ed è stato padrino della figlia Maria. Nei dati del Panama Papars, in cui Putin non viene mai nominato, emerge che Roldugin ha accumulato una fortuna personale di milioni di dollari di profitti da affari poco chiari. “La compagnia è una società di facciata per coprire principalmente l’identità e la segretezza dell’ultimo beneficiario e proprietario dell’azienda”, scrive Bbc. La scia parte da Panama, passa attraverso la Russia, la Svizzera e Cipro, incluso un resort dove la figlia più giovane di Putin, Katerina, si è sposata nel 2013.

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Il musicista professionista russo sembra sia stato scelto per il suo basso profilo, ma ha accumulato negli anni asset per oltre 100 milioni di dollari. E nonostante abbia negato di essere vicino a uomini d’affari russi i file rivelano che possiede il 12,5% della principale agenzia di pubblicità televisiva russa, Video International, che ha un giro d’affari di quasi un miliardo di euro l’anno. Roldugin possiede anche il 3,2% di Bank Rossiya, descritta come la “banca sodale” di Putin. L’istituto è guidato da Yuri Kovalchuk, scrive il Guardian, definito dagli Usa come il banchiere dei membri del governo russo e anche di Putin. Secondo i Panama Papers Kovalchuk e Bank Rossiya hanno trasferito almeno 1,2 miliardi di euro verso una compagnia offshore creata ad hoc, la Sandalwood Continental. I fondi derivavano da una serie di prestiti non garantiti emessi dalla banca statale Russian Commercial Bank (RCB) con sede a Cipro e da altre banche statali. Non è chiaro se i prestiti siano stati ripagati. I Panama Papers mettono in luce il lavoro dello studio di Panama durato 40 anni in 21 paradisi fiscali e per clienti di più di 200 Paesi. Interrogato sulle sue responsabilità Mossack Fonseca si è difeso sostenendo di aver offerto questi servizi attraverso 14.000 intermediati, grandi banche, studi legali, fiduciari.

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