Papa ai Capi di Stato: Ue sessantenne, curi gli acciacchi per una nuova giovinezza

24 marzo 2017

“Nel generale allungamento delle prospettive di vita, sessant’anni sono oggi considerati il tempo della piena maturità. Un’età cruciale nella quale ancora una volta si è chiamati a mettersi in discussione”. Così il Papa si è rivolto ai capi di Stato e di Governo dell’Unione europea a Roma per prendere parte, domani, al 60esimo anniversario della firma dei Trattati istitutivi della Comunità Economica Europea e della Comunità Europea dell’Energia Atomica. “Anche l’Unione Europea è chiamata oggi a mettersi in discussione, a curare gli inevitabili acciacchi che vengono con gli anni e a trovare percorsi nuovi per proseguire il proprio cammino. A differenza però di un essere umano di sessant’anni, l’Unione Europea non ha davanti a sé un’inevitabile vecchiaia, ma la possibilità di una nuova giovinezza. Il suo successo dipenderà dalla volontà di lavorare ancora una volta insieme e dalla voglia di scommettere sul futuro. A Voi, in quanto leader, spetterà discernere la via di un ‘nuovo umanesimo europeo’, fatto di ideali e concretezza. Ciò significa non avere paura di assumere decisioni efficaci, in grado di rispondere ai problemi reali delle persone e di resistere alla prova del tempo. Da parte mia non posso che assicurare la vicinanza della Santa Sede e della Chiesa all’Europa intera, alla cui edificazione ha da sempre contribuito e sempre contribuirà, invocando su di essa la benedizione del Signore, perché la protegga e le dia pace e progresso. Faccio perciò mie – ha detto il Papa concludendo il suo lungo discorso ai leader Ue – le parole che Joseph Bech pronunciò in Campidoglio: Ceterum censeo Europam esse ædificandam, d’altronde penso che l’Europa meriti di essere costruita”.

Papa Francesco rilegge il dibattito sulle radici cristiane dell’Europa nel discorso ai leader dell’Unione europea a Roma per l’anniversario dei trattati di Roma, ricordando – citazione di Alcide De Gasperi – che “all’origine della civiltà europea si trova il cristianesimo” e caldeggiando l’edificazione di “società autenticamente laiche, scevre da contrapposizioni ideologiche, nelle quali trovano ugualmente posto l’oriundo e l’autoctono, il credente e il non credente”. Il comun denominatore dei padri dell’Europa, ha detto il Papa, “era lo spirito di servizio, unito alla passione politica, e alla consapevolezza che “all’origine della civiltà europea si trova il cristianesimo”, senza il quale i valori occidentali di dignità, libertà e giustizia risultano per lo più incomprensibili. ‘E ancor oggi – affermava san Giovanni Paolo II citato da Francesco -, l’anima dell’Europa rimane unita, perché, oltre alle sue origini comuni, vive gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell’amore alla famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono note che la caratterizzano’. Nel nostro mondo multiculturale – ha proseguito Jorge Mario Bergoglio – tali valori continueranno a trovare piena cittadinanza se sapranno mantenere il loro nesso vitale con la radice che li ha generati. Nella fecondità di tale nesso sta la possibilità di edificare società autenticamente laiche, scevre da contrapposizioni ideologiche, nelle quali trovano ugualmente posto l’oriundo e l’autoctono, il credente e il non credente”.

Leggi anche:
Minacce nucleari russe "irresponsabili" ma la Nato è pronta a difendersi

 

 

 

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti