Il Papa a Panama tra malati di Aids. Raul: così accolgo Francesco

24 gennaio 2019

Raul ha 31 anni, indigeno di una delle sette etnie a Panama. Due anni fa è arrivato a questo centro dopo aver contratto il virus dell’Hiv che lo ha paralizzato alle gambe. Sarà lui, domenica 27 gennaio, ad accogliere Papa Francesco e a raccontare la sua testimonianza di fede. Qui siamo alla casa Hogar del Buen Samaritano, una struttura nata nel 2005 a Est del centro di Panama, dove infermieri e volontari assistono e accolgono persone affette da Hiv e Aids. Raul è un ‘nativo’ proveniente da Ngabe-Buglé, la più grande e popolosa delle tre comarche indigene di Panama.

L’abbiamo incontrato nel centro: “Per noi che viviamo qui, nella struttura, è una grande gioia che il Papa venga a trovarci”. Della sua esperienza a casa Hogar, Raul racconta:”Vivere qui, per me….è importante perché condividiamo lo stesso dolore. La gente solidarizza. Nella società, noi indigeni siamo discriminati, siamo considerati meno degli altri, qui invece riceviamo amore.. siamo in famiglia”. Raul ringrazierà il Papa per la visita. Da lui attende un messaggio di sostegno per i nativi di Panama: “Credo che il Papa stia dicendo che gli indigeni devono essere valorizzati, perché la comarca sia riconosciuta a livello nazionale e mondiale. Il Papa vuole che tutti siano uguali”. “Il mio sogno? E’ guarire, recuperare la salute e aiutare i miei fratelli indigeni”. Raul regalerà al Papa due borsette fatte a mano, una con i colori della Giornata Mondiale della Gioventù in corso a Panama e una con i colori del San Lorenzo, il club di calcio argentino di cui Francesco è tifoso.

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