Il parkour dei ragazzi di Aleppo, Siria

3 maggio 2018

Il parkour acrobatico dei ragazzi di Aleppo, tra muri e strade devastate dalla guerra; la gara di dorso di un nuotatore australiano che il riflesso della piscina ha reso completamente piatto, quasi fosse bidimensionale. Gli armonici cerchi delle atlete di ginnastica ritmica; le braccia alzate al primo comizio del nuovo premier etiope nei pressi di Addis Abeba, il segno sulla scheda delle donne ungheresi vestite in abiti tradizionali alle elezioni politiche che hanno consacrato Orbàn, l’armonia dei gesti e i colori vivi della copertura dei sacchi del concime in una fattoria indiana.

Cos’è il parkour

Il parkour, è una disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ‘90. Consiste nell’eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo con la maggior efficienza, velocità e semplicità di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante[1], naturale o urbano, attraverso corsa, salti, equilibrio, scalate, arrampicate, ecc. I primi termini utilizzati per descrivere questa forma di allenamento furono “arte dello spostamento” (art du déplacement) e “percorso” (parcours). Il termine parkour, coniato da David Belle deriva invece da parcours du combattant (percorso del combattente), ovvero il percorso di guerra utilizzato nell’addestramento militare proposto da Georges Hébert. Alla parola parcours, Koundé sostituì la “c” con la “k”, per suggerire aggressività, ed eliminò la “s” muta perché contrastava con l’idea di efficienza del parkour. I praticanti del parkour sono chiamati tracciatori (traceurs), o tracciatrici (traceuses) al femminile.

Il parkour trae ispirazione dal metodo naturale di Georges Hébert, ufficiale di marina francese, che nei primi anni del novecento sviluppò un particolare metodo di allenamento per l’addestramento delle truppe, definito Hébertismo, il cui motto è: “Essere forti per essere utili”. Il principio alla base del metodo hérbertiano è che il miglior modo per allenare un uomo è farlo esercitare nei movimenti naturali che sa fare, in situazioni che la natura gli presenta e gli richiede. Il passaggio da tale pratica di allenamento al parkour è dovuta a David Belle, figlio di un pompiere addestrato proprio con il metodo di Hebert, che fin da giovane sperimenta percorsi e tracciati.  Il parkour arriva in Italia attorno al 2005, sviluppandosi molto grazie al web. Siti minori di rilevanza locale fondati dai praticanti iniziano a creare i primi incontri tra tracciatori. Nel consiglio nazionale del 19 dicembre 2017, il CONI riconosce il parkour come disciplina ufficiale, aggiungendolo all’elenco delle discipline sportive.

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