Catalogna indipendente ma stop a dichiarazione dialogo. Madrid: “E’ tacita”

10 ottobre 2017

Il presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, ha firmato la dichiarazione di indipendenza mentre il premier Mariano Rajoy ed il leader socialista, Pedro Sanchez si sono incontrati alla Moncloa, la sede del governo spagnolo a Madrid, per cercare una via d’uscita alla crisi. Nel pomeriggio Puigdemont aveva annunciato che gli effetti pratici dell’indipendenza della Catalogna sarebbero stati sospesi per consentire l’avvio di un dialogo con Madrid ma si tratta in ogni caso di un’ulteriore pressione sul governo spagnolo. Puigdemont ha atteso che formalmente i deputati del ‘Parlament’ catalano approvassero il testo della dichiarazione di indipendenza. Dunque, la Catalogna sospende l’indipendenza, che non ha mai proclamato; e il conto alla rovescia secessionista sembra non voler finire, come la Sagrada Familia in perenne costruzione. Scivola nel surreale, degno di Gaudi’, il confronto tra Barcellona e Madrid. La Generalitat prende tempo, sottolinea il “dialogo”, perfino “sospende” la dichiarazione d’indipendenza mai pronunciata e chiede una “mediazione” a Madrid. Ma per il governo centrale, quella di Puigdemont e’ stata una “tacita” dichiarazione di indipendenza, che viene respinta. “E’ inaccettabile – ha aggiunto il portavoce del governo spagnolo – fare una dichiarazione di indipendenza implicita e poi sospenderla in modo esplicito”. L’esecutivo centrale aveva gia’ fatto sapere, poco prima che Carles Puigdemont pronunciasse al Parlament un discorso attesissimo, che una mediazione non e’ possibile, ne’ interna alla Spagna ne’ internazionale. Puigdemont ha ritardato il discorso di un’ora, tentando di trovarla, una mediazione, almeno nel fronte indipendentista. Fino alle 19 di oggi, prima di entrare nell’emiciclo, il presidente catalano era riunito con le varie anime sovraniste del ‘Parlament’ negli uffici del gruppo di ‘Junts pel Si’ e aveva ottenuto l’appoggio dei moderati di PDCat alla proposta di sospensione dell’indipendenza mentre la fazione piu’ dura di Cup, Candidatura di Unita’ Popolare, partito fortemente filo indipendentista, lo ha successivamente accusato di “tradimento” della causa secessionista.

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Ad ascoltare il presidente, che ha parlato in un Parlament blindato dai Mossos d’Esquadra, vi erano, oltre ai milioni di spagnoli davanti alla tv e ai maxischermi, mille giornalisti accreditati per seguire l’evento nella sede dell’assemblea legislativa catalana. All’esterno, le forze dell’ordine hanno rafforzato le misure di sicurezza in tutte le ‘infrastrutture critiche’ della regione. I siti piu’ controllati sono aeroporti, stazioni ferroviarie, centrali elettriche e centrali nucleari. La Polizia Nazionale e la Guardia Civil hanno rinforzato la vigilanza all’aeroporto di Reus, a Girona, mentre la sorveglianza all’aeroporto del Prat, a Barcellona, era gia’ stata aumentata una settimana fa. Sono state incrementate le pattuglie anche nelle sedi del governo di Catalogna, a Barcellona, Girona, Lleida e Tarragona. Secondo fonti del ministero dell’Interno di Madrid si tratta di “mantenere” un dispositivo di sicurezza di fronte alla offensiva separatista del governo catalano. E’ in questo scenario che Puigdemont, che rischia fino a 25 anni di carcere per la proclamazione dell’indipendenza, ha lanciato diverse volte l’appello al “dialogo” e indicato un percorso lungo e indefinito per la secessione, sospendendo una indipendenza mai proclamata: “Le urne hanno detto si’ all’indipendenza, e questo e’ il cammino che sono pronto a intraprendere”, ha affermato, ma “tutti dobbiamo assumerci la responsabilita’ di allentare la tensione e di non aumentarla ne’ con gesti n’ con parole”. Dunque, ha annunciato, se da un lato “assumo il mandato del popolo della Catalogna per la realizzazione di uno stato indipendente sotto forma di repubblica”, dall’altro “il governo e io stesso proponiamo al Parlament che sospenda gli effetti della dichiarazione di indipendenza affinche’ si stabilisca un processo di dialogo”.

Secondo la Cup, la formazione di sinistra indipendentista catalana che fa parte dello schieramento che appoggia Puigdemont, la mancata dichiarazione d’indipendenza immediata rappresenta la perdita di “un’occasione storica”. “Crediamo che oggi bisognasse proclamare solennemente la Repubblica catalana.. Abbiamo perso un’occasione storica” ha dichiarato la Cup su Twitter. Spunta intanto un documento riservato, pubblicato dai quotidiani madrileni El Pais e Abc, in cui sono tracciate le linee di un ‘piano segreto’ per arrivare all’indipendenza della Catalogna. La strada verso la secessione, era gia’ pronta da prima del referendum secondo il documento di otto pagine intitolato “EnfoCATs. Reenfocando el proceso de independencia para un resultado exitoso. Propuesta estrategica”, e trovato a casa del ‘numero due’ del governo catalano, Orios Junqueras, nella perquisizione del 20 settembre scorso. Il piano prevedeva prima la dichiarazione di indipendenza e poi la creazione di un nuovo governo in due fasi. Continuano intanto le pressioni politiche, istituzionali, culturali ed economiche (dopo l’annuncio dei grandi istituti bancari e di imprese di primo piano, oggi altre due aziende catalane di rilievo, la farmaceutica Grifols e Cola Cao che opera nel food, hanno minacciato di cambiare sede in caso di dichiarazione unilaterale di indipendenza) per provare a fare breccia sul fronte secessionista e gli appelli al senso di responsabilita’ indirizzati a Puigdemont si moltiplicano. La sindaca di Barcellona, Ada Colau ribadisce la richiesta di una ricerca di mediazione al presidente catalano e al premier spagnolo Mariano Rajoy di “non prendere decisioni che possano minare la possibilita’ di uno spazio di dialogo”. Colau ha espresso la sua contrarieta’ ad una eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna e ha chiesto a Rajoy di non applicare l’articolo 155 della Costituzione sulla sospensione dell’autonomia catalana.

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