Pd in piazza per Mattarella: “Non c’è futuro senza rispetto della Carta”

Pd in piazza per Mattarella: “Non c’è futuro senza rispetto della Carta”
28 maggio 2018

“Sosteniamo l’iniziativa del Presidente della Repubblica”. Nel Partito Democratico la linea e’ chiara e non potrebbe essere altrimenti. Il dubbio e’, semmai, se votare la fiducia al governo Cottarelli o astenersi. La prima sembra, al momento, l’ipotesi piu’ credibile. Vuoi per le parole di oggi del segretario reggente, Maurizio Martina, vuoi perche’ il Partito Democratico si e’ esposto fin dalla prima ipotesi di un “governo di servizio” offrendo il suo “pieno contributo” a qualsiasi iniziativa del Colle. D’altra parte se la sfida elettorale sara’ tra chi in queste ore sta pensando a una messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica e chi difende lui e la Costituzione, un’astensione sulla fiducia a Carlo Cottarelli suonerebbe come una nota stonata.

Certo, ragiona qualcuno in Transatlantico, votare da soli sulla fiducia significherebbe esporsi al rischio di sostenere un governo di cui non si conosce il programma. Carlo Cottarelli e’ l’uomo dei tagli alla spesa pubblica e il Pd paga ancora in termini di consensi l’appoggio a un governo come quello Monti che ha lavorato molto di forbice. La strada, dunque, sembra segnata e dovrebbe essere confermata – salvo sorprese – domani, al termine delle riunioni dei gruppi parlamentari dem, alle 12 alla Camera e alle 17 al Senato. “Noi del Pd dobbiamo essere pronti ad ogni scenario e lavorare uniti ed aperti. Abbiamo tutte le condizioni per fare bene. Voteremo si’ a Cottarelli”, dice il segretario reggente Maurizio Martina anticipando anche le assemblee dei gruppi. Una scelta, quella di Martina, che ha provocato piu’ di qualche mugugno. La strada verso il voto, in ogni caso e’ segnata e a suonare la carica e’, ancora una volta, l’ex segretario. Prima la Enews, poi la diretta Facebook.

Matteo Renzi sente profumo di campagna elettorale e torna in prima linea per vincere quella che promette di essere una sfida tra “democrazia e fanatismo di estrema destra”. Le elezioni sono “una occasione di rivincita del Pd, ma anche di salvataggio del Paese. Il prossimo passaggio elettorale riguardera’ il futuro dei nostri figli”, dice Renzi in diretta sul suo profilo Facebook. Al momento, tuttavia, Renzi e’ l’unico ad azzardare l’espressione “rivincita”. Perche’ nel Partito Democratico i renziani sanno bene che il risultato elettorale, di qui all’autunno, non potra’ essere molto diverso da quello del 4 marzo. La data a cui si guarda e’ quella del 9 settembre, la prima disponibile conti alla mano. Si scommette sul fatto che il Quirinale non lascera’ correre altro tempo con il rischio di avvicinarsi pericolosamente alla data di scadenza per la presentazione della Legge di Bilancio. Legge che fara’ il governo di Carlo Cottarelli per poi lasciare che ad approvarla sia quello risultante alle elezioni autunnali (ammesso che ce ne sia uno e non si verifichi nuovamente lo stallo visto con i tentativi di Lega e M5s).

La sfida e’ comunque partita e Renzi la vede come una campagna casa per casa contro gli estremisti: se Di Maio e Salvini “la vita e’ solo una diretta Facebook e un ‘mi piace'”, il Pd “deve reagire con forza e serieta’, scendere in piazza se necessario”. Soprattutto, “stare vicino a quelle persone, operai e pensionati, a cui verranno sottratti i risparmi in caso di uscita dall’euro”. Tra i renziani e’ convinzione diffusa che l’accordo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini fosse in piedi fin dal giorno dopo il voto, ma che il leader del Carroccio avesse bene in mente il da farsi con l’alleato M5s: dare l’impressione di provare fino all’ultimo a fare un governo per poi abbandonare Di Maio all’ultimo miglio. Troppo ghiotta, ragionano esponenti dem in Transatlantico, la possibilita’ di capitalizzare un consenso senza precedenti per la Lega tornando alle urne. Un gioco al massacro sulle spalle degli italiani, cosi’ come lo definisce Renzi nella sua Enews. Di fronte alla fase aperta ieri con il mandato di Giuseppe Conte rimesso nelle mani di Mattarella, il nome di Renzi torna anche nei discorsi riguardanti la guida del partito.  E’ l’euro deputato Enrico Gasbarra a lanciare l’idea: “Questa crisi di sistema non puo’ non vedere il Pd protagonista”, spiega Gasbarra chiedendo di convocare direzione ed assemblea per azzerare il dibattito interno e cheidere a Matteo Renzi di riprendere in mano il partito. Una proposta che l’ultra renziano Michele Anzaldi chiede di “valutare con attenzione”.

Da domani il Partito democratico sara’ in tutta Italia per difendere il Capo dello Stato e le sue prerogative costituzionali. La manifestazione nazionale si terra’, poi, a Roma il primo giugno a partire dalle 17. “Il Partito Democratico si mobilita a difesa della Costituzione, del Presidente della Repubblica e delle istituzioni e lo fa promuovendo in particolare domani in tante piazze italiane iniziative aperte a tutte le realta’ democratiche, presidi e manifestazioni”, spiega Martina: “Venerdi’ 1 giugno sara’ la volta di due grandi manifestazioni a Roma e a Milano. Gia’ in queste ore in diversi centri, tra cui Torino, tanti cittadini stanno manifestando la loro indignazione per cio’ che Lega e Cinque Stelle hanno fatto e stanno facendo. Per la loro pericolosa propaganda ai danni degli italiani. Per avere mentito sui reali obiettivi della loro iniziativa in questi ultimi 84 giorni – aggiunge Martina – Per avere messo a rischio un Paese intero. Perche’ cittadini, famiglie, imprese e lavoratori non si difendono scassando la democrazia italiana. Perche’ l’Euro e l’Europa sono il nostro vero scudo, la nostra reale sovranita’. Andremo in piazza con la Costituzione in mano. Perche’ nessuno puo’ pensare che ci sia futuro senza il rispetto della nostra Carta fondamentale”, conclude”.

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