Il pasticcio Dis-coll, migliaia Co.co.co senza paracadute. E il governo fa subito marcia indietro

Il pasticcio Dis-coll, migliaia Co.co.co senza paracadute. E il governo fa subito marcia indietro
10 febbraio 2017

Alla fine è scoppiato il pasticciaccio Discoll tanto da spingere il governo ad una repentina marcia indietro dopo che sino a ieri aveva dato parere negativo a proseguire la copertura per migliaia di lavoratori coordinati e continuativi che rischiavano di trovarsi senza paracadute. L’indennità di disoccupazione nata nel 2015 in via sperimentale era stata confermata per il 2016 lasciandoli scoperti da quest’anno. Solo nel pomeriggio di oggi sono arrivate le rassicurazioni del ministero del Lavoro. Facciamo un passo indietro. Il Milleproroghe, come conferma ora il ministero, è il contenitore giusto per trovare una soluzione in tempo utile ma l’emendamento al decreto che stanziava le risorse per prorogare anche nel 2017 e nel 2018 l’indennità sinora non aveva ottenuto il parere positivo né del governo né del relatore ed il testo era stato ritirato proprio ieri dai senatori del Pd che lo avevano presentato, prima firmataria Annamaria Parente (Pd). All’indomani della battuta d’arresto in commissione Affari costituzionali, oggi era arrivata la scarna nota dall’Inps nella quale si comunicava che “in assenza di previsione normativa, non sarà possibile procedere alla presentazione delle domande di indennità DIS-COLL per le cessazioni involontarie dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, verificatesi dal 1°gennaio 2017”. E alla nota dell’Istituto era seguita la levata di scudi dei sindacati che avevano ricordato che la questione era stata sollevata da tempo.

L’EMENDAMENTO Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, aveva definito “grave” il parere contrario del governo all’emendamento al Milleproroghe; facendo notare che la copertura prevista, “54 milioni di euro nel 2017”, era “relativamente modesta” e chiedendo al governo di tornare sui propri passi. Secondo Treves, che è segretario nazionale di Nidil Cgil dopo essere stato per diversi anni a Corso Italia responsabile del mercato del lavoro, si parla “grosso modo di 50mila persone che potrebbero trovarsi senza tutela” poiché gli “iscritti alla gestione separata sono attorno ai 400-450mila”. E’ interessante ricostruire la vicenda che, concorda Treves, è frutto anche delle “mancate promesse” del jobs act di sfoltire la “giungla” dei contratti. Infatti il Jobs act (entrato in vigore a metà dicembre 2014), tra le altre cose, delegava il governo ad adottare una serie di decreti attuativi per procedere al “riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali, tenuto conto delle peculiarità dei diversi settori produttivi”. A marzo del 2015 finalmente arrivava il decreto attuativo che oltre a istituire la Naspi per i lavoratori con rapporto di lavoro subordinato, all’articolo 15 concedeva un’indennità di disoccupazione “in via sperimentale” solo per l’anno 2015 a favore dei Co.co.co., anche a progetto (non pensionati e senza partita Iva) “in attesa – si puntualizzava nella norma – degli interventi di semplificazione, modifica o superamento delle forme contrattuali previsti all’articolo 1, comma 7, lettera a)” del Jobs act.

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LA COPERTURA Ma la promessa dello sfoltimento di quella che allora veniva definita “giungla” è rimasta sostanzialmente lettera morta. A giugno un nuovo dlgs cancellava la modalità di collaborazione a progetto ma lasciava le collaborazioni previste dal codice di procedura civile. “Un maquillage” per Treves che di fatto consentiva di farle sopravvivere. Dunque, in attesa delle novità strutturali, il dlgs si era inventato il paracadute “in via sperimentale” per il 2015, poi prorogato nella legge di stabilità per l’anno 2016. Nella speranza che dal 2017 la questione fosse chiusa con una soluzione complessiva. Così non è stato. Tanto da indurre la capogruppo in commissione Lavoro del Senato, Annamaria Parente, a presentare come prima firmataria l’emendamento al Millepeoroghe che stanziava 54 milioni del 2017 e 24 milioni nel 2018. Come risulta dal resoconto dei lavori della commissione Affari costituzionali di tre giorni fa, relatore e governo avevano invitato i proponenti a ritirarlo perché, avevano affermato, la commissione Bilancio aveva espresso un parere contrario sotto il profilo della copertura. Ieri, “in assenza dei proponenti – prosegue il resoconto parlamentare – la senatrice Lo Moro”, anch’essa Pd, lo faceva “proprio” e lo ritirava. Ma se il governo decide di stanziare quei soldi può sempre farlo superando il giudizio della commissione Bilancio.

LA NOTA “Il Pd – rivendicava la Parente – è stato l’unico partito a depositare un emendamento che puntava a prorogare la Discoll. E’ stato ritirato di fronte al parere negativo del governo ma – puntualizzava – la battaglia andrà avanti”, assicurando il “suo impegno a sollecitare relatore e governo affinché le risorse possano essere inserite nel Milleproroghe”, in corso di conversione. Il presidente della commissione lavoro della Camera Damiano, anche lui del Pd, aveva invitato l’esecutivo ad affrontare la questione introducendo una tutela “strutturale” per questi lavoratori nel ddl sugli autonomi all’esame della commissione Lavoro della Camera di cui Damiano è presidente. La nota del ministero del Lavoro arrivata nel pomeriggio “informa che si sta operando per realizzare una disposizione, da inserire nel Ddl Milleproroghe, che garantisca la continuità dell’erogazione della Dis.Coll, con la finalità di collegare la normativa in essere fino al 31 dicembre 2016 a una specifica previsione strutturale, da definire all’interno della legge delega sul lavoro autonomo non imprenditoriale attualmente all’esame della Camera”. Dunque, Giuliano Poletti (foto) è a lavoro

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