Il Pavese come la terra dei fuochi, discarica abusiva e incendio

Il Pavese come la terra dei fuochi, discarica abusiva e incendio
11 ottobre 2018

Pneumatici, materie plastiche e sostanze tossiche stoccate illegalmente in una discarica abusiva e dati alle fiamme una volta che il capannone era colmo di rifiuti. Non è successo nella “terra dei fuochi” del Casertano, ma in Lombardia, nel Pavese. A gestire il traffico illecito era una banda che raccoglieva rifiuti pericolosi da impianti della provincia di Milano e, grazie alla complicità dei titolari di aziende di autotrasporto compiacenti, li portavano a Corteolona, comune a Est di Pavia, per stoccarli in un capannone trasformato in discarica abusiva. Lo stesso dove il 3 gennaio scorso venne appiccato un incendio doloso mandando in allarme gli abitanti della zona, terrorizzati dalla nube tossica che si era sprigionata dal rogo.

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Il blitz dei carabinieri è scattato questa mattina: in manette sono finiti Riccardo Minerba, il pregiudicato che aveva preso in affitto il capannone di Corteolona, considerato dagli investigatori “la mente” della banda e il “regista” del traffico illecito, Vincenzo Divino e Stefan Miere, ritenuti i due esecutori materiali dell’incendio doloso appiccato nel capannone. E ancora, Luca Lilioni, amministratore di un’azienda di trasporti di Sabbio Chiese, nell’alto Bresciano, l’uomo che si occupava del trasporto dei rifiuti a bordo di tir, e due imprenditori che si rivolgevano alla banda per smaltire i rifiuti che trattati nei loro impianti: Alessandro Del Santo, titolare della “Corsico Rottami” dell’omonimo comune alle porte di Milano, e Santino Pettinato, imprenditore a capo dell'”Ecogroup” di Settimo Milanese. Tutti accusati a vario titolo di incendio doloso, gestione illecita di rifiuti, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti.

I carabinieri di Stradella, comune dell’Oltrepò Pavese, e del Comando provinciale di Pavia insieme ai colleghi della Forestale stavano già indagando da alcuni mesi sul via vai sospetto di camion e tir intorno al capannone. Ma dopo l’incendio che portò a un allarme ambientale nella zona, l’inchiesta subì una forte accelerazione. Le indagini fino a quel momento condotte dalla procura di Pavia vennero allargate alla Direzione Distrettuale Antimafia. E già la sera dell’incendio, gli inquirenti coordinati dal pm Sivia Bonardi intercettarono un messaggio in codice spedito via whatsapp Divino (l’uomo che aveva appiccato il rogo insieme al romeno Miere) al capo della banda Minerba: “La torta è pronta, ho sparso liquore in diversi punti, soprattutto al centro. Domani puoi andare a ritirarla”.

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Secondo quanto emerso dalle indagini culminate oggi con gli arresti ordinati dal gip di Milano, Alfonsa Ferraro, Minerba voleva “replicare” lo stesso schema a Borgo Vercelli, nell’hinterland dell’omonima cittadina piemontese. I capannone che aveva affittato attraverso lo schermo di società fittizie venne però sequestrato dai carabinieri nell’agosto 2017. Così optò per deposito di Corteolona dove, sempre secondo gli investigatori, sarebbero state stoccate oltre 7 mila tonnellate di rifiuti pericolosi per un profitto illecito quantificato in oltre 1 milione e 100 mila euro.

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