Pd al 23%, Renzi “ottimista”. Candidati M5s? Provengono da noi

Pd al 23%, Renzi “ottimista”. Candidati M5s? Provengono da noi
Il segretario del Pd, Matteo Renzi
2 febbraio 2018

Matteo Renzi dice di vedere alla portata l’obiettivo per il Pd di essere il primo gruppo parlamentare, unico modo per “dare le carte” dopo il voto, quando ci sarà da formare un governo. Il segretario Dem scorre i sondaggi e con i suoi si dichiara “ottimista”. “Siamo intorno al 23%, le polemiche sulle liste ci hanno fatto perdere qualcosa, al massimo uno 0,5%, ma che può essere riassorbito”, si dice certo. Anche perché “per un mese non ci dovrebbero essere polemiche, anche se siamo capaci di inventarle”, dice tra l’ironico e lo scaramantico. E perché il sostegno di Romano Prodi è stato gradito e apprezzato, il professore, “ha fatto la sua parte”, dice ai suoi. Oggi a Bologna Renzi e Tommaso Nannicini presenteranno il programma, poi sabato il segretario lancerà la sua campagna a Scandicci (Firenze) e lunedì al teatro Eliseo di Roma ci sarà l’evento con tutti i candidati Dem. “Così la parte organizzativa sarà finita, e potremo partire”, spiega. Il segretario ancora, però, non sa come sarà impostata la sua campagna.

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Sicuramente non ci sarà un tour (quello in treno è finito da poco), certamente sarà presente sul collegio ma poi potrebbe fare, oltre a interventi in Tv e radio, uscite selezionate in alcuni luoghi simbolo e un evento di piazza a fine campagna. Renzi ha però ben chiari gli strumenti (le cose “concrete” e non gli “effetti speciali”) e come affrontare gli avversari: grande durezza dunque con Matteo Salvini; il tentativo di sottolineare le “contraddizioni” di Luigi Di Maio (“che cambia idea ogni giorno”); l’argomento del voto utile a sinistra perché “un voto a D’Alema è un voto a Salvini”. L’obiettivo è essere il primo partito, anzi il primo gruppo parlamentare. “Perché per assurdo – argomenta – in un tavolo a quattro con M5s, Lega, Forza Italia e Pd, cosa che non accadrà, se siamo il primo partito chi dà le carte? Di Maio pensa di far lui il premier di un governo di larghe intese?” E poi c’è il fatto, che Renzi nota, che “è incredibile: metà dei candidati M5s vengono da noi, c’è chi era due mesi fa all’assemblea programmatica”.

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