Pd esplode: Speranza lascia, Emiliano resta e si candida. Minoranza verso nuovo partito

Pd esplode: Speranza lascia, Emiliano resta e si candida. Minoranza verso nuovo partito
21 febbraio 2017

La scissione è fatta. Ma senza Michele Emiliano, che resta nel Pd e si candida alla segreteria. Si profila dunque una sfida a due (o a tre) per la guida del partito. Gli ultimi appelli all’unità sono caduti nel vuoto, compreso l’accorato appello di Romano Prodi: “La scissione è un suicidio, non posso rassegnarmi”, ha detto il ‘padre’ dell’Ulivo. Anche Roberto Speranza (foto) conferma la propria uscita dal Pd, nonostante la decisione di Emiliano di restare nel partito. “Prendiamo atto della scelta assunta da Michele Emiliano di candidarsi nel Pdr – dice Speranza -. Noi andiamo avanti sulla strada della costruzione di un nuovo soggetto politico del centrosinistra italiano che miri a correggere quelle politiche che hanno allontanto dal nostro campo molti lavoratori, giovani e insegnanti. Occorre iniziare un nuovo cammino”. Fuori anche Pierluigi Bersani, secondo cui oramai il partito “non e’ la ditta, non e’ il Pd. Si e’ spostato”. E sottolinea che “noi non abbiamo fatto nessuno strappo, abbiamo chiesto questa discussione nei tempi normali”.

LA COMMISSIONE In altri termini, “non siamo stati noi a scaravoltare il calendario: e’ stato il segretario che ha preso il giochino delle dimissioni del segretario per fare un congresso cotto e mangiato”. Assente Matteo Renzi, volato in Usa, e la minoranza, la direzione riunita oggi al Nazareno ha nominato la commissione per il congresso, che dovrà definire regole e tempi dell’iter. Tempi rapidi, nelle intenzioni della maggioranza, che respinge l’ipotesi di un congresso “lento”. E che prende atto dell’ormai inevitabile uscita della minoranza Dem. Senza eccessivi rimpianti, almeno stando alle parole dell’ex premier, che oggi, via e-news, ha annunciato di essere in partenza verso la California, per visitare “alcune realtà molto interessanti”. “Se qualcuno vuole lasciare la nostra comunità – ha scritto Renzi – questa scelta ci addolora, ma la nostra parola d’ordine rimane quella: venite, non andatevene. Tuttavia è bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del partito e soprattutto del Paese. È tempo di rimettersi in cammino”.

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EMILIANO SI CANDIDA Chi in direzione è andato, invece, è Michele Emiliano che dopo i toni durissimi dei giorni scorsi, a sorpresa ma non troppo, ha annunciato la sua candidatura. “Tanti militanti – ha detto – mi hanno chiesto di rappresentarli. Il Pd è la più grande forza politica del centrosinistra. Chi lotta può perdere chi non lotta ha già perso. Mi candido alla segreteria”. Emiliano ha quindi lasciato da soli sulla via della scissione i bersaniani e il presidente della Toscana Enrico Rossi. Per quest’ultimo, come anche per Speranza,  “bisogna costruire una forza politica nuova, più forte, più robusta dal punto di vista programmatico ed ideologico”. Il primo passo sarà la costruzione di gruppi parlamentari autonomi. Al Nazareno si fanno i conti: il pallottoliere parla di 22 deputati in uscita e di 12-15 senatori. Il “caso” Pd sembra dunque, oggi, sostanzialmente chiuso. Con un dubbio che resta aperto: l’eventuale discesa in campo per la segreteria del ministro della Giustizia Andrea Orlando. I rumors lo danno vicino al passo, ma Orlando, che oggi lancia il suo blog “Lo Stato presente”, ancora non ha sciolto le riserve. “Io non ho deciso, ma non baso” la scelta “sulle altre candidature”, dice.

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