Pd pronto a fare stampella a governo centrodestra

Pd pronto a fare stampella a governo centrodestra
Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani
7 maggio 2018

E mentre Luigi Di Maio continua a bussare alle porte di Matteo Salvini per fare, comunque, un governo e non rimanere col cerino in mano, il Partito Democratico tenta il colpo di mano per un esecutivo con primo azionista il centrodestra. Non tutto il Pd, starebbe lavorando in questo cantiere. Di certo, dopo settimane d’Aventino, i Democratici tornano nell’arena per non subire il colpo letale, dopo una serie di ganci incassati nel corso delle nomine parlamentari. Quindi, i Dem di nuovo in battaglia. Scontri interni e fuori Nazareno. Perché l’unità strillata con megafono in mano all’uscita della direzione, sembra già dissolta nell’aria. “Non credo alla scissione del Pd, ma non sottovaluto affatto il momento, molto delicato”. Non si sa quanto possa reggere, Maurizio Martina, ascoltando queste sue parole. Poi sbotta Matteo Righetti. “Dopo l’esito di questa partita direi a Renzi: fai una lunga preparazione perché il tuo campionato non è il prossimo”. E detto da un esponente dem, amico (o ex?) dello stesso Matteo Renzi, dà la percezione dell’atmosfera che regna nel partito. Così Richetti rottama il suo ex segretario. In queste ore, tuttavia, la vera partita dei Dem non si giocherà in casa, in quanto la resa dei conti è stata rinviata in sede d’assemblea.

La carta vincente del Pd

La carta vincente, invece, il Pd la dovrà giocherà sul tavolo delle trattative per la formazione del nuovo governo. Tra le ipotesi che sembrano prendere corpo in queste ultime ore, quella di un governo di centrodestra con un Pd co-protagonista e con un ruolo ancora dai contorni poco chiari. A lavorare in questa direzione, ci sarebbe il renziano di ferro, Lorenzo Guerini. Richetti non boccia, ma è sibillino. “No a governo politico” tra Pd e centrodestra, “no ad un accordo politico e nemmeno sostegno tattico. Resta un’assunzione di responsabilità su un programma da parte di tutti”. Ed è proprio la “responsabilità” il vero passepartout di tutte le porte. Già oggi potrebbero emergere i primi segnali. Al Colle la delegazione Pd assicurerà la propria disponibilità a sostenere un esecutivo non politico con un premier terzo. Ma un futuro nodo per i Dem ci sarà proprio se dovesse presentarsi la possibilità di appoggiare – in qualche modo – un esecutivo di responsabilità o del presidente con il centrodestra, ma senza i Cinquestelle. In quel caso – dicono fonti accreditate – parte del Pd sarà pronto all’appello. Un fatto è certo, il “forno” con i Cinquestelle è stato chiuso.

Il piano “B”

E, a ribadirlo, è Matteo Orfini e lo stesso Renzi. Il presidente Pd afferma che “più Di Maio corteggia Salvini, più io mi convinco che abbiamo fatto bene a impedirgli di diventare premier coi voti del Pd”. Parole subito retwittate dall’ex premier. Non mancano certo i piani “B” per un governo, e che vedono sempre il centrodestra protagonista con a “fianco” i Democratici. Come quello di pre-incarico o un incarico pieno alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Stavolta, però, il suo nome potrebbe essere fatto per un esecutivo sostenuto dal centrodestra con un appoggio esterno o di altra natura del Pd. “Il nome di Casellati è l’unico per ingabbiare Salvini e Meloni, contrari a ogni collaborazione con il Pd” sussurra una fonte azzurra. Infine, un fuori programma che ha come interprete Carlo De Benedetti, sempre pronto a picconare sul Nazareno: “Lo stato di salute del Pd? Direi chiaramente comatoso”. Poi la botta a Renzi: “È inaccettabile che abbia dato le dimissioni senza darle”.

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