Pd rilancia su modello tedesco corretto, no da Fi-M5S

Pd rilancia su modello tedesco corretto, no da Fi-M5S
Il senatore di Ala, Denis Versini e il segretario del Pd, Matteo Renzi
11 maggio 2017

Ancora uno stop sulla riforma elettorale alla Camera. Nella giornata in cui si attendeva la presentazione del testo base per iniziare a discutere a partire dalla disponibilità manifestata dalla maggior parte delle forze politiche a correggere l’Italicum, estendendolo anche al Senato, il Pd ha rilanciato con il sistema tedesco corretto. Per alcuni Mattarellum corretto. Perché la proposta dem prevede un 50% e 50% tra proporzionale e maggioritario, “per venire incontro alle richieste di tutti”, ha spiegato il capogruppo in commissione Emanuele Fiano. Nei giorni scorsi, dopo la provocazione lanciata da Matteo Renzi agli avversari (“tocca a quelli del No fare una proposta”) erano arrivate proprio dal fronte del No al referendum, ossia da M5S e poi anche da un pezzo di Fi, delle aperture ad alcune correzioni all’Italicum. Perciò il relatore e presidente della I Commissione, Andrea Mazziotti, aveva predisposto il suo testo base per presentarlo questa mattina. Ma dopo un incontro con Fiano e il capogruppo Ettore Rosato, che hanno illustrato le richieste del Pd, il programma è cambiato. E così la commissione ha aperto un nuovo dibattito su questa nuova proposta dem.

Contrarissimi i 5 stelle, che lo considerano un sistema “incostituzionale”. “Verdini non è riuscito a convincere Berlusconi per anni e invece ha impiegato poche settimane a convincere Renzi”, ha attaccato Danilo Toninelli, riferendosi al sistema elettorale disegnato da Denis Verdini e presentato in una proposta di legge lo scorso febbraio, dal quale il Pd ha evidentemente tratto spunto. Ma un no secco è arrivato anche da Forza Italia, che in un vertice questa mattina con Silvio Berlusconi ha ribadito i criteri necessari per la riforma: niente correttivi maggioritari e niente preferenze. Solo la Lega si è detta favorevole ma soprattutto per arrivare all’obiettivo di votare presto. Anche se Giancarlo Giorgetti ha espresso tutto il suo pessimismo in merito: “La legge elettorale in aula alla Camera non arriverà mai, tanto meno il 29 maggio, la data già fissata dall’ultima capigruppo. Oggi in commissione l’ennesima melina tra Pd e Fi per allungare ancora i tempi. È ormai chiaro che non si voterà prima del 2018. È una buffonata”. A un certo punto gli stessi membri della commissione davano per improbabile la presentazione del testo base vista la grande novità intervenuta. Mazziotti però ha assicurato che “nonostante le posizioni siano distanti” questa sera alle 19,30 presenterà il suo testo, anche perché, il Pd ha assicurato di non volerlo ostacolare. “Non faremo ostruzionismo – ha chiarito Fiano – ma ci teniamo le mani libere sugli emendamenti”. Il cui termine è stato fissato per il 23, una settimana prima dell’approdo in aula fissato per il 29.

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