Il Pd si spacca anche su Regeni: acceso confronto Latorre-Manconi

Il Pd si spacca anche su Regeni: acceso confronto Latorre-Manconi
16 agosto 2017

Acceso dibattito, stamani a tutta la città ne parla, il programma di Radio3 Rai condotto da Pietro Del Soldà, sul caso Regeni alla luce di due novità esplosive: il ritorno di un ambasciatore italiano al Cairo, che ha suscitato lo sdegno dei genitori di Giulio, e le rivelazioni del New York Times sul fatto che il governo italiano sapeva da tempo del coinvolgimento degli apparati egiziani nella morte del ricercatore friulano. Nicola Latorre (foto), Pd, presidente della Commissione difesa del Senato e capo della missione che nel luglio scorso ha incontrato il presidente egiziano al-Sisi aprendo una fase nuova di collaborazione tra i due paesi, difende la scelta del governo: “la presenza dell`ambasciatore Cantini – ha detto Latorre – agevolerà l`accertamento della verità. Lo scenario geopolitico, cioè il ruolo cruciale di Al Sisi nella stabilizzazione della Libia e dei flussi migratori nel Mediterraneo, non è la ragione di questa scelta, come sostengono invece movimenti che utilizzano il caso Regeni per attaccare il governo egiziano”.

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Dura la reazione del portavoce di Amnesty International Riccardo Noury, anche lui ospite della trasmissione: “nessuna strumentalizzazione in chiave anti al-Sisi. Il ritorno dell`ambasciatore al Cairo non aiuterà la ricerca della verità per Giulio, serve solo a normalizzare i rapporti con l`Egitto e a tenersi buono Haftar in Libia”. Molto critico con le parole di Latorre anche il compagno di partito Luigi Manconi, presidente Pd della commissione diritti umani del Senato che segue la vicenda Regeni dal primo giorno al fianco della famiglia: “la cooperazione giudiziaria tra i due paesi non sussiste. Il recente invio dei verbali degli interrogatori dei poliziotti egiziani che depistarono le indagini poteva avvenire mesi fa. E soprattutto non sono mai arrivate le immagini delle telecamere di sorveglianza della metropolitana del Cairo, quelle sì decisive per accertare i fatti, che l`Egitto ci aveva promesso. Per questo il ritorno dell`ambasciatore, a queste condizioni, appare come una resa dell`Italia all`Egitto. Si dovevano intraprendere altre misure”. Più favorevole alla decisione del governo italiano l`ex ambasciatore Roberto Toscano, editorialista di Repubblica, il quale ha sottolineato come nella storia la presenza di un ambasciatore, anche nelle peggiori dittature, non abbia mai costituito una rinuncia alla lotta per i diritti umani”.

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