“Art Basel”, esattamente al centro dell’arte globale

16 giugno 2017

Una fiera che assomiglia a una biennale e che offre una fotografia intensa del sistema dell’arte moderna e contemporanea. A Basilea va in scena la 48esima edizione di “Art Basel”, la fiera d’arte probabilmente più importante al mondo, che quest’anno presenta una selezione di 291 gallerie top, con in mostra opere di artisti che vanno dall’inizio del Novecento a oggi. Un micro mondo di addetti ai lavori che, soprattutto nelle giornate di preview vip, si ritrova in una sorta di grande rito collettivo, questa volta però – rispetto per esempio alla Biennale di Venezia, a cui per certi versi Art Basel non può fare a meno di somigliare – con un focus decisamente orientato al business e alla compravendita delle opere. Però il fatto che tutto si possa comprare (e vedere di conseguenza) rende, da molti punti di vista, ancora più affascinante il quadro complessivo. Girando tra le grandi gallerie internazionali abbiamo incontrato Marc Payot, partner e vicepresidente di Hauser and Wirth. “Questa prima giornata – ci ha detto – è stata la migliore prima giornata nella nostra storia ad Art Basel, c’è una energia altissima e i clienti vengono da tutto il mondo. Incontriamo sempre più clienti cinesi e asiatici, ma ci sono anche sudamericani, americani, naturalmente gli europei e siamo molto soddisfatti perché si fa business seriamente”.

In questo panorama che è sicuramente globale è possibile fare esperienza anche dell’ampiezza e della capacità di penetrazione che ha avuto l’arte negli ultimi decenni, sfruttando al meglio le opportunità offerte da una globalizzazione che qui mostra un volto dinamico e improntato alla crescita dell’intero sistema. Un sistema nel quale si distinguono anche le gallerie italiane, come Mazzoleni, al debutto a Basilea con un progetto su Piero Manzoni. Luigi Mazzoleni, direttore della sede londinese della galleria di famiglia: “Sicuramente – ci ha detto – è la fiera più importante al mondo in questo momento e dopo averla vista come visitatore, rivederla come espositore dà un altro feeling. Grandi collezionisti da tutto il mondo, molto interessanti, molto competenti”.

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Tra le gallerie più giovani anche P420 di Bologna, rappresentata da Fabrizio Padovani: “Il pubblico è di livello altissimo – ci ha spiegato – per cui i nostro obiettivo è quello di poter presentare il nostro programma e i nostri artisti non solo ai collezionisti, ma anche ai curatori e ai musei”. La sensazione dentro Art basel è quella di essere esattamente al centro di qualcosa, la cui precisa descrizione e intensità, comunque, sono impossibili da definire con certezza, anche per via delle molte diverse sfumature che si incontrano di continuo, mentre si cammina per gli spazi, enormi, della fiera. E ancora una volta si capisce che in un luogo come Art Basel si viene principalmente per perdersi, per liberarsi dai dubbi e dalle incertezze che sono connaturate nell’idea stessa di arte contemporanea, in cambio dei quali non ci vengono fornite risposte – se non nella misura in cui una quotazione è comunque una risposta non banale – ma la possibilità di vivere dall’interno un movimento globale, dinamico, forse discutibile, ma decisamente affascinante.

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