Pestaggio in un bar a Roma. Ecco chi sono i Casamonica

Pestaggio in un bar a Roma. Ecco chi sono i Casamonica
7 maggio 2018

Lesioni, minacce e danneggiamento. Sono le accuse contenute nel fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura di Roma in merito all’aggressione compiuta da Antonio Casamonica e suo cugino Alfredo Di Silvio ai danni di una giovane ragazza disabile e dell’inserviente romeno in un bar nelal zona est della capitale. Il fatto è avvenuto la mattina di Pasqua, in via Salvatore Barzilai, nel quartiere della Romanina. Dopo l ‘appariscente’ funerale del capostipite Vittorio Casamonica celebrato il 19 agosto del 2015 nel quartiere Tuscolano, con la partecipazione di centinaia di persone e un elicottero dall’alto noleggiato per lanciare petali di rose sul corteo funebre, il clan Casamonica ritorna a occupare i titoli di testa della cronaca. Ecco chi sono e come vengono descritti i Casamonica nel Rapporto sulle mafie a Roma e nel Lazio realizzato dall’Osservatorio Tecnico-Scientifco per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio.

RETICOLI FAMILIARI NEL CLAN I Casamonica vengono deportati a Roma durante il fascismo – spiega nella premessa del rapporto il magistrato Guglielmo Muntoni. Si tratta di un fenomeno criminale complesso, composto da diverse famiglie: Casamonica, Di Silvio, Di Guglielmo, Di Rocco e Spada, Spinelli, tutte strettamente connesse fra loro sulla base di rapporti fra capostipiti, a loro volta sposati con appartenenti alle varie famiglie. Complessivamente parliamo di un migliaio di persone operanti illegalmente a Roma. ‘Una delle caratteristiche dei Casamonica – spiegano i magistrati della Dna – è che quasi tutti i matrimoni avvengono all`interno del clan, determinando vincoli di parentela che accomunano, in linea materna o paterna, la quasi totalità dei nuclei familiari rendendo anche complessa l`identificazione dei singoli soggetti a cui vengono attribuiti nominativi sempre ricorrenti’. Queste famiglie operano principalmente nella periferia sud di Roma (Tuscolana, Anagnina, Tor Bella Monaca e altre aree meridionali della città) ma sono presenti anche nella zona della Borghesiana, nonché località dei Castelli Romani, a Ciampino, Albano, Marino e Bracciano.

DROGA E USURA I Casamonica sono molto attivi nel settore dello spaccio di stupefacenti, praticano attività usurarie gestite tramite numerose società finanziarie e di recupero crediti, appositamente costituite anche per le truffe. Storicamente, il provvedimento che dispone le misure di prevenzione a carico di Enrico Nicoletti, meglio noto come il cassiere della banda della Magliana, si rivela uno dei documenti fondamentali per comprendere la cifra criminale dei Casamonica e il loro potere di relazione con altri esponenti della criminalità romana. Nel 1992 Nicoletti, infatti, veniva condannato insieme a Enrico Casamonica per il delitto di estorsione nell`ambito di quella che i giudici definirono ‘un`attività da usurario e di estorsore svolta dal Nicoletti assieme ad una banda di zingari, i Casamonica’. Enrico, Luciano, Antonio, Guerino, Casamonica esponenti dell`omonimo clan, pluripregiudicati, collegati con il Nicoletti sin dalle prime imprese criminali costituendo il gruppo di pressione che terrorizzava le vittime dell`attività di usuraio ed estorsero del Nicoletti in rapporti di affari con il Nicoletti almeno sin dal 1992.

Il quartier generale dei Casamonica, come dimostrato dalle indagini, è nella borgata Romanina, un popoloso quartiere, posto a ridosso dello svincolo del Grande raccordo anulare, verso l`autostrada A/1 Roma-Napoli. Qui il clan ha costituito “una enclave” fortificata creando una sorta di mercato permanente per i tossicodipendenti di tutta l`area sud di Roma e per quella dei Castelli Romani. La borgata tra il 1970 e il 1990 è stata progressivamente oggetto, dapprima del trasferimento in blocco di numerose famiglie Rom (all`epoca ancora ritenute “nomadi”) e successivamente – si legge nel rapporto – della trasformazione in famiglie stanziali a tutti gli effetti con l’insediamento definitivo nella zona e sostituzione dei risedenti storici (ossia le famiglie di operai e impiegati che avendo avevano dato il nome alla borgata “la piccola Roma”, appunto). La presenza di numerosi pregiudicati ha consentito, con il passare del tempo, la nascita di una vera e propria associazione a delinquere, ramificata e radicata nel quartiere, in grado di realizzare il controllo capillare del territorio, grazie ad una rete sofisticata di pusher e vedette, perlopiù donne. I Casamonica – come si evince dai provvedimenti giudiziari – si rivelano ‘uno dei gruppi malavitosi più potenti e radicati del Lazio, i cui affiliati dichiarano in forma costante, quasi indefettibile, un reddito inferiore alla soglia di povertà ma vivono in ambienti protetti da recinzioni, videocamere, vigilanza armata’.

LEGAMI CON ALTRE FAMIGLIE MAFIOSE Alcuni provvedimenti giudiziari testimoniano l`interazione fra i Casamonica e altri clan di stampo mafioso, in particolare i clan Molè e Piromalli della `ndrangheta. Su tutti, l`indagine “Cent`anni di Storia” – che nel luglio del 2009 ha decapitato i vertici delle due famiglie `ndranghetiste – ha evidenziato il legame tra la dinastia criminale dei Casamonica e Pietro D`Ardes, imprenditore romano ed ex direttore degli ispettori del Lavoro, nonché presidente della cooperativa ‘Lavoro’. Al centro, un affare miliardario: il controllo del porto di Gioia Tauro, piattaforma del Mediterraneo attraversata da container di navi transoceaniche e dove, negli anni, le mafie hanno stipulato accordi e alleanze criminali – come dimostrato da diverse indagini della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Questa holding del crimine, nelle intenzioni degli stessi boss, avrebbe visto operare in sinergia i Casamonica, i Piromalli e la famiglia mafiosa degli Alvaro.

Nell`infiltrazione criminale all`interno del porto, i Casamonica hanno giocato una parte non secondaria, soprattutto dopo l`acquisto della società cooperativa “All services” da parte del gruppo romano guidato da D`Ardes. Sarà Rocco Casamonica, come dimostreranno gli inquirenti, ad accompagnare D`Ardes al porto nel giorno in cui la “All services” farà il suo ingresso nell`operazione, raggiunti lo stesso giorno dai due fratelli, Antonio e Natale, figli di Giuseppe Alvaro. Questa manovra economica che ha consentito di mettere le mani sugli affari del porto doveva essere garantita non soltanto attraverso l`intervento delle famiglie mafiose calabresi ma anche grazie ad una articolata strategia che conferisse visibilità alla cooperativa romana, accordandole allo stesso tempo, un certo accreditamento presso le diverse sedi istituzionali. Le accuse formulate dai pm, confermate nelle ordinanze del Gip, nei confronti del gruppo criminale dei Casamonica sono state in questi anni relative all`associazione a delinquere per traffico di droga, usura, estorsione, riciclaggio e truffa. Traccia di queste attività è contenuta anche nell`ordinanza “Mondo di Mezzo” contro il gruppo guidato da Massimo Carminati.

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Il Gip dedica un passaggio del provvedimento proprio ai rapporti con il clan Casamonica. In particolare scrive: ‘[à] il sodalizio diretto da Massimo Carminati aveva acquisito un appalto per l`ampliamento e la gestione del Campo Nomadi di Castel Romano attraverso la cooperativa ATI 29 Giugno presieduta da Buzzi Salvatore. Il territorio in esame, come descritto in precedenza, rientrava in quello in cui era maggiore la permeabilità all`influenza del clan Casamonica, senza contare la natura della popolazione (nomade) con cui il sodalizio del Carminati si sarebbe dovuto relazionare. Per tali motivazioni, l`organizzazione facente capo al Carminati si avvaleva del supporto fornito dal clan presente in quel contesto, in modo da tenere sotto controllo le problematiche che sarebbero potute sorgere nel rapporto con i nomadi. In particolare, il sodalizio si avvaleva dell`opera prestata da Casamonica Luciano, legato da vincoli parentali ai referenti dell`omonimo clan Guerino e Giuseppe. A fronte del sostegno prestato, il Casamonica aveva ricevuto un corrispettivo di circa 20mila euro al mese.

I Casamonica si sono confrontati, negli anni, anche con alcuni clan autoctoni, derivati dalle proiezioni della camorra a Roma, come quello guidato da Domenico Pagnozzi, proveniente dalla provincia di Benevento, operante con caratteristiche di originalità nell`area del Tuscolano grazie alla “fama criminale” già consolidata in Campania, alla vicinanza con il clan Senese e alla caratura criminale di moltissimi adepti, romani, del sodalizio. Come si evince dalle carte giudiziarie dell`operazione ‘Tulipano’ in più occasioni il gruppo Pagnozzi si impone sul clan Casamonica, sia per il recupero di crediti dovuti per debiti riconducibili al commercio di stupefacenti, sia intervenendo a protezione di soggetti contigui al gruppo camorristico, sia addirittura progettando l`eliminazione di esponenti apicali del clan ex nomade. L`inchiesta Tulipano della Dda di Roma che ha colpito, duramente, nel gennaio del 2015, il clan Pagnozzi ha determinato l`eliminazione dalla zona Tuscolana di un pericoloso avversario e concorrente del clan Casamonica mettendo le basi per un nuovo bilanciamento nei rapporti tra organizzazioni criminali in quell`area.

E` verosimile che l`episodio del funerale del capostipite Vittorio Casamonica celebrato il 19 agosto del 2015 proprio nel quartiere Tuscolano con la partecipazione di centinaia di persone, sia stata la manifestazione del consolidamento di tali nuovi equilibri criminali su quel territorio. Un mese dopo questo sfarzoso evento la Polizia di Stato ha eseguito una misura cautelare contro Salvatore Casamonica accusato di tentata estorsione 188 nei confronti del titolare di un pub (in zona Tuscolano). Nell`ordinanza di custodia cautelare si legge: ‘L`appartenente al clan Casamonica diceva che a causa del disturbo generato dagli avventori del pub che si fermavano sulla piazza non poteva più svolgere la sua attività (secondo la PG l`attività in questione sarebbe quella di spaccio di sostanza stupefacente) e quindi aveva una perdita economica causata dai frequenti controlli posti in essere dalle forze dell`ordine [à] Me dovete da sti sordi 500 euro a settimana’. La coraggiosa denuncia dell`imprenditore coinvolto ha consentito l`arresto di Salvatore Casamonica.

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