Piazza Tiananmen 30 anni dopo, un massacro rimasto senza bilancio

4 giugno 2019

Sono passati 30 anni dalla notte in cui il governo cinese represse nel sangue le proteste della popolazione, che da oltre 1 mese e mezzo occupava Piazza Tiananmen a Pechino chiedendo più diritti e meno corruzione. Il governo reagì inviando fra il 3 e il 4 giugno i militari coi carri armati che spararono sui civili. Un massacro rimasto senza un bilancio: si parla di migliaia di morti, solo un centinaio invece per le autorità.

“30 anni dopo Piazza Tiananmen non c’è ancora nessun responsabile nè una reale indagine per il massacro di centinaia, forse migliaia di persone nella principale città cinese”, dice Phil Robertson, direttore per l’Asia di Human rights watch. È stato un massacro del partito comunista cinese per mantenere il controllo e ora viene cancellato dalla storia dal governo. Stanno cercando di fare di tutto perché la lezione di Tiananmen, cioè che i diritti e la democrazia contano, non venga mai imparate dalle nuove generazioni. In vista dell’anniversario il governo ha messo in atto una stretta sorveglianza sia con la censura su internet sia militarizzando Pechino. Piazza Tiananmen è guardata a vista, i turisti controllati uno per uno, l’accesso dei giornalisti limitato. “Questo è un governo che ha paura della storia di Tiananmen – conclude l’esperto di diritti umani – Stanno cercando di seppellirla con un misto di repressione e controllo del pensiero attraverso il sistema educativo”.

Leggi anche:
Pressione Usa sull'Iran, nuove sanzioni e attesa di risposta di Tel Aviv

Intanto, “l’Unione europea si aspetta l’immediata liberazione dei difensori dei diritti umani e degli avvocati arrestati in connessione agli eventi di Piazza Tiananmen o legati alle attivita’ nella protezione dello dello Stato di diritto e della democrazia”. Lo riporta una nota l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini che ricorda che oggi ricorre il trentesimo anniversario della “violenta repressione delle pacifiche proteste di piazza Tiananmen” e che a distanza di “trent’anni l’Ue continua a piangere le vittime e a porgere le sue condoglianze alle loro famiglie”. Mogherini precisa che “il numero esatto di coloro che sono morti e arrestati non e’ mai stato confermato ne’ lo sapremo mai”, ma che “il riconoscimento di questi eventi e di quelli uccisi, detenuti o dispersi in connessione con le proteste e’ importante per le generazioni future e per la memoria collettiva”. L’Ue “continua ad osservare un giro di vite sulla liberta’ di espressione e di riunione e sulla liberta’ di stampa in Cina” e ricorda che “i diritti umani sono universali, indivisibili e interdipendenti”.

Immediata la reazione della Cina che respinge le critiche dell’Unione Europea e chiede a Bruxelles di non interferire negli affari interni del Paese. “La Cina ha raggiunto una chiara conclusione molto tempo fa”, ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri, Geng Shuang, il comunicato dell’Ue e’ “senza fondamento e interferisce negli affari interni” della Cina. In Una nota, l’Alto Rappresentante per le Politiche Estere di Sicurezza dell’Unione Europea, Federica Mogherini, oltre a ricordare la condanna espressa gia’ all’indomani della strage dal Consiglio Europeo, ha chiesto il “rilascio immediato” dei difensori dei diritti umani e degli avvocati detenuti in connessione agli eventi di allora o che con le loro attivita’ proteggono lo stato di diritto e la democrazia.

Leggi anche:
G7 a Capri, ministri degli Esteri uniti verso sanzioni a Iran e sistemi difesa aerea a Kiev

Nel mirino di Pechino anche gli Usa. Il governo cinese, infatti, ha denunciato oggi lo “sproloquio demente e ridicolo” del segretario di Stato americano Mike Pompeo, che ha reso omaggio alle vittime della sanguinosa repressione delle proteste pacifiche di piazza Tiananmen nel 1989. Parlando alla stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, ha assicurato che “il percorso di sviluppo scelto dalla Cina ha avuto il fermo sostegno del popolo cinese”. “La dichiarazione del segretario di Stato Pompeo attacca con malizia il sistema politico cinese, denigra la situazione dei diritti umani e gli affari religiosi in Cina, critica gratuitamente la politica della Cina nello Xinjiang e interferisce seriamente negli affari interni della Cina”, ha tuonato Geng.

“Questo sproloquio demente e ridicolo non può che finire nella pattumiera della storia”, ha commentato ancora il portavoce. La presidente di Taiwan, invece, torna sulla repressione delle proteste pro-democrazia di piazza Tiananmen e nel suo 30esimo anniversario mette in contrasto il “modello democraticamente eletto” di Taipei e “il sistema autoritario comunista” della Cina. Su Facebook, Tsai accusa Pechino non solo di non voler riflettere “sull’errore di quell’anno”, ma anche di continuare a coprire la verita’ dei fatti. “State assolutamente tranquilli, Taiwan aderira’ certamente alla democrazia e alla liberta’, a prescindere dalle minacce di infiltrazioni”.

Leggi anche:
Biennale, chiuso padiglione Israele "in attesa cessate il fuoco"
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti