Pisapia e Bersani “Insieme”, la casa comune per la sinistra

Pisapia e Bersani “Insieme”, la casa comune per la sinistra
1 luglio 2017

Una “casa comune” per la sinistra, “non una fusione a freddo”, in “radicale discontinuità” con le politiche degli ultimi anni. Da piazza Santi Apostoli a Roma è partita oggi la sfida di Giuliano Pisapia e di Mdp a Matteo Renzi. Una sfida che il segretario Dem, da Milano, stamani aveva bollato come “nostalgia” dicendosi “pronto a ragionare con tutti, ascoltiamo chiunque, ma sui temi del futuro dell’Italia non ci fermiamo davanti a nessuno”. Sul palco della storica piazza dell’Ulivo, con il motto “Insieme” composto con palloncini arancio e rossi, Renzi è stato l’obiettivo degli interventi, pur con toni diversi: duro e diretto Pierluigi Bersani, “soft” ma attento a marcare la distanza sui contenuti Pisapia. L’ex segretario Dem, dal palco, ha scandito il suo “basta a camarille, gigli magici e arroganza, non se ne può più” perchè “non è che tutto il mondo gira attorno alla Leopolda”. “Noi – ha rivendicato – abbiamo un pensiero: se ne prenda atto. E vorrei dirlo ai dirigenti Pd: cosa pensate? Si son liberati di D’Alema alla Feps e il pensiero ce lo darà Bonifazi”. Per Bersani “serve un centrosinistra largo e plurale, politico e civico” ma “il Pd, e mi spiace dirlo, non è nelle condizioni e nell’intenzione di promuovere un centrosinistra largo perché pensa che il centrosinistra si riassume nel Pd e il Pd si riassume nel capo”. Pisapia non ha risposto “a polemiche e attacchi personali” ma indirettamente ha lanciato una netta critica al vertice del Nazareno, a chi crede che la politica sia “avere tanti like” mentre la “politica non è io, è noi”.

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Per il fondatore di Campo progressista serve dunque una “discontinuità netta” con le politiche portate avanti negli ultimi anni “non per ripicca e personalismi, non per antipatia per uno o più leader ma perché vediamo le difficoltà del Paese”. Dunque è stato un “errore” l’abolizione dell’articolo 18 così come è stato sbagliato “cancellare l’Imu sulla prima casa a tutti e per tutti”. E allo stesso modo è sbagliato dire “meno tasse per tutti ma chi ha di più paghi di più”. Una demolizione, punto per punto, delle principali parole d’ordine del renzismo di governo. Invece il nuovo soggetto “si batterà per il lavoro e per il diritto ad avere il lavoro”, per la casa, per la “valorizzazione del sindacato”. Questa la base su cui Pisapia e Bersani lanciano la “nuova casa comune” della sinistra e del centrosinistra. “Oggi – ha detto l’ex sindaco arancione di Milano – nasce un nuovo soggetto politico, una casa comune per un progressismo moderno e rivoluzionario. Oggi si chiama ‘Insieme’ ma il nome lo sceglieremo insieme. Sarà non una fusione a freddo ma una fusione a caldo”. Il primo passo sarà “entro settembre” la fusione dei gruppi, sia in Parlamento che nella amministrazioni locali. Poi quale sarà il percorso e quali i compagni di viaggio sarà tutto da vedere. In piazza oggi c’erano una delegazione di Sinistra italiana, il movimento “Possibile” di Pippo Civati, rappresentanti dell’associazionismo e dei comitati, la presidente della Camera Laura Boldrini, ma anche alcuni esponenti di peso del Pd, a partire da Andrea Orlando, Gianni Cuperlo, Nicola Zingaretti. “Bisogna che ci incontriamo – ha detto Orlando al termine -. I contenuti espressi da Pisapia sono compatibili con la costruzione di un ampio schieramento progressista”. Le distanze, nel merito, secondo il ministro della Giustizia non “sono incolmabili come in molti vorrebbero far apparire”. Ma forse sia Renzi che alcuni dei presenti in piazza oggi non la pensano così.

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