Pizzo a Palermo, 11 assolti. Istituzioni e antiracket condannati a risarcire

Pizzo a Palermo, 11 assolti. Istituzioni e antiracket condannati a risarcire
3 aprile 2017

Solo cinque condanne e poi undici assoluzioni, con le parti civili che dovranno risarcire uno degli imputati del processo Reset: la sentenza del Gup di Palermo Gigi Omar Modica accoglie solo in minima parte le richieste dell’accusa, nella parte del giudizio celebrata col rito abbreviato, contro i presunti appartenenti alle cosche di Bagheria, Ficarazzi, Santa Flavia, Villabate, Altavilla Milicia e Casteldaccia. I colpevoli sono il boss Giacinto Di Salvo, detto Gino, che ha avuto 9 anni, Francesco Mineo, 7 anni e un mese, Pietro Liga, 6 anni, 8 mesi e 20 giorni, Francesco Centineo e Silvestro Girgenti, che hanno avuto 6 anni e 8 mesi ciascuno. Condannati a risarcire tre imprenditori, il Comune di Ficarazzi, Sos Impresa, Confesercenti, Federazione antiracket, coordinamento antiusura, Solidaria, Confindustria provinciale, Confcommercio, Libero Futuro, associazione Paolo Borsellino, Centro studi Pio La Torre, Addiopizzo: tutti assieme dovranno risarcire duemila euro complessivi a uno degli imputati assolti, Giovanni Mezzatesta.

L’operazione dei carabinieri nel maggio 2014 porto’ a 31 fermi e smantello’ una rete di boss e fiancheggiatori che si occupavano di estorsioni a tappeto sul territorio dell’hinterland del capoluogo siciliano, nella parte orientale della costa: per questo motivo i pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli avevano chiesto un secolo e mezzo di carcere, ma oggi il giudice Modica (gia’ trasferito a Caltanissetta e “applicato” solo per questo e altri due processi) ha scagionato capimafia conclamati come Giuseppe “Pino” Scaduto, Onofrio Morreale e Nicola Eucaliptus e presunti emergenti come Salvatore Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino, detto lo “Scintilluni”. Assolti oltre Mezzatesta (al quale le vittime dell’estorsione e le associazioni dovranno pagare le spese legali, Umberto Guagliardo, Giacinto Tutino, Andrea Carbone, Giovanni Trapani, Gioacchino “Gino” Mineo e Francesco Lombardo. All’indagine avevano dato un contributo numerose vittime del pizzo. Tra gli imprenditori costretti a pagare anche i gestori di una casa di riposo e di un’agenzia di scommesse, costruttori, artigiani e commercianti del settore ittico.

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