Pm chiede l’ergastolo per l’infermiera di Piombino, lei in lacrime

Pm chiede l’ergastolo per l’infermiera di Piombino, lei in lacrime
L'infermiera Fausta Bonino
1 marzo 2019

Ergastolo: questa la richiesta del pm Massimo Mannucci nell’udienza col rito abbreviato per Fausta Bonino, l’infermiera 57enne accusata dalla procura di Livorno di omicidio volontario plurimo per le morti sospette di 10 pazienti avvenute nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino tra il 2014 e il 2015. “Io l’unica cosa che posso dire e’ che non ho fatto nulla. Cose che non ho mai fatto, e’ stata dura ascoltarlo”, ha detto in lacrime la Bonino all’uscita dall’aula. “Io mi sono sempre comportata bene, e’ impossibile che sia finita in questo incubo”. I difensori dell’infermiera, pero’, non sono sorpresi delle richieste del pubblico ministero. “E’ successo quello che ci aspettavamo – ha commentato l’avvocato Cesarina Barghini – ma noi abbiamo i margini per rispondere”.

L’arringa della difesa e’ fissata per l’udienza del 22 marzo, mentre il 5 aprile sono in programma le eventuali repliche e la sentenza che mettera’ un primo punto fermo in questa intricata vicenda giudiziaria. Secondo l’accusa quelle morti furono causate dall’utilizzo, “deliberato e fuori dalle terapie prescritte”, di eparina (un farmaco anticoagulante) in dosi tali da “determinare il decesso” dei pazienti per improvvise emorragie. Lo scorso 18 gennaio il gup di Livorno, nell’accogliere la richiesta di giudizio abbreviato per l’infermiera, aveva deciso invece il rinvio a giudizio per Michele Casalis, primario del reparto di rianimazione di Piombino, accusato di omicidio colposo plurimo.

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In sostanza, gli vengono contestate negligenza, imperizia e violazione dei protocolli terapeutici. Sempre nell’udienza preliminare dello scorso gennaio si erano costituite parti civili i familiari delle vittime e la Asl. Nel corso delle indagini della procura di Livorno erano emersi 14 decessi sospetti, ma dopo l’incidente probatorio quattro casi erano stati archiviati. Rimasero 10 decessi per i quali emergerebbe un nesso tra l’iniezione di eparina, la presenza della Bonino in reparto e le morti avvenute poche ore dopo la somministrazione degli anticoagulanti. A Fausta Bonino – arrestata il 30 marzo 2016 dai carabinieri del Nas, poi fu scarcerata 21 giorni dopo su decisione del tribunale del riesame – l’accusa contesta di aver agito con premeditazione e con altre aggravanti, tra le quali il fatto di aver agito su pazienti gia’ in precarie condizioni di salute.

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