Presentato a Monaco il satellite Sentinel-6 di Copernicus

16 novembre 2019

Situazioni come questa, relativa all’inondazione di Venezia dovuta al fenomeno dell’acqua alta del novembre 2019, in futuro potrebbero essere previste e prevenute grazie alla tecnologia satellitare. Questo, appena presentato alla stampa nella clean room dell’IABG (Industrieanlagen Betriebsgesellschaft mbH) di Monaco di Baviera è, infatti, il nuovo satellite Sentinel-6 del programma Copernicus, cofinanziato dall’Esa e dalla Commissione europea. Realizzato dall’Airbus, è un nuovo baluardo nella lotta contro i cambiamenti climatici; da un’orbita di 1.300 km misurerà, infatti, l’innalzamento del livello medio del mare e osserverà le correnti oceaniche con un’accuratezza di meno di un centimetro su livello globale, ripetendo il ciclo ogni 10 giorni. Joseph Ashbacher, direttore dei programmi di osservazione della Terra dell’Esa e direttore dello stabilimento Esa-Esrin di Frascati.

“Queste informazioni, ovviamente, possono essere misurate dallo Spazio, in combinazione con sensori sulla Terra – ha spiegato – il riscaldamento del pianeta ha effetti globali ma anche locali, in zone come Venezia. È un po’ difficile dire che questo è solo l’effetto del climate change, perché sono diversi i parametri che devono essere messi insieme: il tempo, il vento, la temperatura, l’acqua, le precipitazioni. Però tutto insieme il pianeta si riscalda e per questo anche s’intensificano gli uragani, il vento e anche il movimento dell’acqua verso una città come Venezia. Questo è un processo molto complesso e per capire meglio come funziona bisogna guardarlo dallo Spazio”. L’Esa stima che il livello medio del mare sta aumentando di 3,3 millimetri all’anno; ciò potrebbe avere conseguenze drammatiche per i Paesi costieri e quello che è accaduto a Venezia – anche se non direttamente imputabile al cambiamento climatico – ne è un drammatico esempio.

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I dati di Sentinel-6, a disposizione gratuitamente, combinati con quelli delle altre sentinelle della costellazione Copernicus, consentiranno ai governi e alle istituzioni di tutto il mondo – nell’ambito di una grande cooperazione internazionale che vede impegnate Esa, Commissione europea, Nasa, Noaa ed Eumetsat – di stabilire una protezione efficace, come hanno spiegato ad askanews Guido Levrini, responsabile dello sviluppo delle sentinelle di Copernicus e Simonetta Cheli, responsabile strategie, programmi e coordinamento alla direzione osservazione della Terra dell’Esa. “Non è la prima volta che lanciamo un satellite di questo tipo – ha spiegato Levrini – ovviamente è un satellite più sofisticato dei precedenti ma s’inserisce in una lunga serie di satelliti, per l’altimetria e per il monitoraggio dello stato degli oceani”.

“È una sentinella su cui lavoriamo con la Nasa, con il Jpl (Jet propulsion laboratory) in particolare – ha aggiunto Cheli – dove la Nasa fornisce uno strumento a bordo del satellite e anche l’opportunità di lancio e poi con il Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration), l’agenzia meteorologica americana, che si prenderà in carico la distibuzione dei dati nel continente americano”. I satelliti Sentinel-6 saranno 2. Il primo, Sentinel-6A, costato circa 130 milioni di euro, lungo 5.30 metri, alto 4.17 e largo 2,35 per una massa di 1.440 Kg, verrà lanciato nello Spazio nel novembre 2020 dalla base americana di Vandenberg, in California con un razzo Falcon-9. Il secondo, Sentinel-6B sarà pronto nel 2025. Sei in tutto gli strumenti sulla sonda; tra essi la parte del leone la fa il radar altimetro Poseidon-4. A bordo però c’è anche tecnologia italiana. Leonardo, infatti, ha fornito i 4 pannelli solari del Photo Voltaic Assembly (Pva) che garantisce l’energia necessaria al suo funzionamento.

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