Presidenziali in Venezuela, Maduro rieletto fino a 2025. E tende la mano all’opposizione, serve dialogo

21 maggio 2018

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, è stato rieletto fino al 2025, durante elezioni contestate dalla comunità internazionale e dichiarate illegittime dai suoi oppositori che hanno denunciato le pressioni sugli elettori e preteso una nuova votazione. Dopo lo spoglio di quasi tutte le schede, il presidente socialista uscente ha ottenuto il 67,7 per cento delle preferenze contro il 21,2 per cento del suo principale avversario Henri Falcon, che ha respinto il processo elettorale: lo ha annunciato il presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne) Tibisay Lucena, che ha riferito di una “tendenza irreversibile”. Circa 20 milioni di elettori erano chiamati alle urne: secondo lo spoglio della commissione elettorale, su 8.603.936 di voti Maduro ne ha ottenuti 5.823.728. L’astensione ha raggiunto il 52 per cento, la percentuale più nell’era democratica venezuelana, iniziata nel 1958, secondo i dati ufficiali. Durante le ultime elezioni presidenziali del 2013, dove Maduro si era confrontato con un’opposizione riunita intorno alla figura di Henrique Capriles, l’affluenza era stata del 79,69 per cento.

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Parlando al cospetto dei suoi simpatizzanti, Nicolas Maduro non ha nascosto la soddisfazione per un “record storico”. “Mai in passato un candidato alla presidenza aveva vinto con il 68 per cento dei voti del popolo e mai prima aveva accumulato 47 punti (percentuali) di vantaggio sul secondo candidato”, ha dichiarato davanti alla folla radunata a palazzo di Miraflores. “Abbiamo vinto ancora! Abbiamo trionfato di nuovo! Siamo la forza della storia trasformata in una vittoria popolare permanente”, ha aggiunto il presidente rieletto, che dovrebbe iniziare il suo nuovo mandato di sei anni nel gennaio 2019. Per Maduto, “ha trionfato la pace, ha trionfato la Costituzione”. “E’ stata – ha detto ai suoi sostenitori – una elezione legittima, legale, appropriata. Convoco i candidati dell’opposizione a una giornata di dialogo per individuare le vie per una riconciliazione nazionale. Riuniamoci e cerchiamo quali possano essere. Questa e’ una iniziativa democratica. Noi chavisti siamo democratici e in 19 anni in Venezuela si e’ votato 25 volte e abbiamo perso due volte. Se uno perde deve ammetterlo. Noi perdemmo. E un minuto dopo andava riconosciuto il risultato. Aspiro a che questo sia fatto ora dagli altri candidati”.

In una precedente dichiarazione rilasciata al seggio di Caracas dove si era recato a votare mettendosi in fila come un qualunque cittadino, Maduro aveva evocato esplicitamente l’idea di un governo di riconciliazione nazionale. “Credo nella pace nel dialogo nel rispetto della Costituzione. Dobbiamo rispettare tutti – ha aggiunto nel comizio tenuto dopo la rielezione – anche chi non la pensa come noi. Il cammino del dialogo parte da questo”. Rivolgendo poi il suo pensiero ai lavoratori e lavoratrici del grande e bellissimo paese dell’America Latina, Maduro ha reso omaggio “alle donne patriote del Venezuela”, ed ha assicurato di voler essere “un presidente di tutti e per tutti”. Quindi ha difeso l’iniziativa dei “Carnet della patria” definendola una “attivita’ costruttiva”. Infine annunciando che le elezioni dei Governatores si terranno nel 2020, ha ringraziato le altre forze politiche, sottolineando che “il blocco bolivariano centrista e’ unito come un’unica forza politica”. “Con umilta’ – ha poi concluso – dico che siamo la garanzia della stabilita’ del nostro paese Destabilizzare il Venezuela e’ un crimine e un peccato”.

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