Primarie Pd forse il 3 marzo, suspense renziani per Minniti

Primarie Pd forse il 3 marzo, suspense renziani per Minniti
Marco Minniti e Nicola Zingaretti
14 novembre 2018

A pochi giorni dall’assemblea che deve convocare il congresso sembra ancora molto fluida la situazione in casa democratica. Le primarie Pd potrebbero slittare al 3 marzo, è questo il ragionamento delle ultime ore, mentre cresce la suspense (soprattutto tra i renziani) per la candidatura di Marco Minniti, attesa da molti per oggi ma ancora non ufficializzata.

Sulla data è in corso una riflessione ulteriore, dopo il primo slittamento dal 27 gennaio annunciato inizialmente. Quella domenica, ci si rese poi conto, coincide con il ‘giorno della memoria’ e per rispetto verso la comunità ebraica si è deciso di rimandare a febbraio. Il problema è che il mese di febbraio, spiega più di una fonte, è occupato da scadenze elettorali, le elezioni in Sardegna, Abruzzo e Basilicata che si tengono ciascuna in una domenica diversa. Per questo, viene riferito, si ragiona su domenica 3 marzo come possibile data per le primarie. Un ulteriore rinvio che rende davvero stretti i tempi di insediamento per il nuovo segretario, considerato che a maggio ci sono le europee e sempre in primavera ci saranno anche molte amministrative. Senza contare che se dalle primarie potrebbe non uscire un vincitore, perché per essere eletti serve il 50% più uno dei voti e, al momento, è possibile che arrivino in tre alla conta dei gazebo. In quel caso si dovrebbe andare in assemblea, la settimana dopo, per scegliere il segretario con un ballottaggio (e un accordo tra le correnti).

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Di fatto, quindi, il nuovo leader Pd rischierebbe di avere un mese scarso per insediarsi, nominare una segreteria, impostare la campagna elettorale e preparare le liste per le europee. Una dilazione dei tempi che qualcuno attribuisce alla volontà dei renziani di tirarla per le lunghe e provare a far slittare il congresso. Di sicuro non è ancora nemmeno chiaro il quadro dei candidati. I renziani attendevano per ieri l’annuncio della candidatura di Marco Minniti, ma l’ex ministro dell’Interno ha deluso le attese dicendo che ci sta ancora pensando che e l’annuncio non sarebbe arrivato in giornata. Minniti avrebbe assicurato che la decisione verrà comunicata oggi, ma era palpabile, ieri, una certa insofferenza tra i parlamentari vicini a Renzi. Di sicuro, la decisione di Minniti arriverà prima dell’assemblea fissata per la giornata di sabato. In quell’occasione non arrivera’, invece, la candidatura di Maurizio Martina che da segretario in carica dovra’ intervenire davanti al parlamentino dem per ufficializzare le sue dimissioni davanti ai delegati.

In campo, nel frattempo, c’e’ Nicola Zingaretti che ha fatto dell’allargamento del campo del centro sinistra uno dei pilastri della sua candidatura e che vede, in attesa del responso del congresso, allargare le fila dei suoi sostenitori. Il ‘grande elettore’ Paolo Gentiloni si e’ infatti schierato apertamente e in diretta televisiva, sottolineando da Fazio che il governatore della Regione Lazio potrebbe essere il protagonista di una nuova stagione per i dem. Anche Dario Franceschini ha rotto gli indugi e, dopo aver partecipare alla kermesse Piazza Grande, ha rotto gli indugi mettendo in campo la sua corrente. “Questo congresso – ha sottolineato la coordinatrice di Areadem, Marina Sereni – sara’ l’occasione per mettere il Pd nelle condizioni di costruire un’alternativa convincente al governo giallo-verde, pericoloso per il Paese. E anche noi, come altri partiti progressisti in Europa, e come i Democratici americani – siamo chiamati a cogliere e ad ascoltare una domanda di discontinuita’ rispetto agli anni piu’ recenti. Senza amnesie, senza asprezze, ma con chiarezza e coraggio. Per tutte queste ragioni Areadem ha deciso di appoggiare la candidatura di Zingaretti. Attorno a lui riteniamo che si possa costruire una nuova fase non solo della vita del Pd, coinvolgendo forze vitali della societa’ civile e disegnando cosi’ anche un’area progressista e democratica piu’ ampia”.

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Con Zingaretti anche l’ala sinistra del partito, quella dei Dems guidati da Andrea Orlando. In campo anche Francesco Boccia, Cesare Damiano e il giovane Dario Corallo, oltre a Matteo Richetti che smentisce le voci che lo vogliono pronto al ritiro: “Sono settimane che mi offrono di tutto. E quando non offrono, minacciano. Offrono posti e visibilita’, minacciano verbali tra gli iscritti nei quali ‘non arrivi al 5%’. La politica fatta come piace a loro porterebbe ad accomodarsi, portarsi a casa un po’ di posti per me e i miei amici. La politica fatta come piace a loro ti toglie la fatica del correre su e giu’ per l’Italia perche’ in assemblea e in direzione ci arrivi con uno strapuntino garantito”. A dare un contributo femminile al congresso potrebbero essere i Giovani Turchi di Matteo Orfini: in attesa di Maurizio Martina, infatti, non si esclude una candidatura di area. Chiara Gribaudo, Giuditta Pini e Valeria Valente la triade sulla quale si ragiona.

Oltre al nodo candidati, poi, il Partito Democratico si trova a fare i conti con la data delle primarie, appuntamento che sembra scivolare sempre piu’ in avanti con il passare dei giorni. Archiviata l’idea di organizzare le urne a inizio febbraio per la coincidenza con il voto in Basilicata, sembra tramontare anche l’ipotesi di tenere le consultazioni entro lo stesso mese. Piu’ probabile, spiegano fonti parlamentari Pd, che si possa andare al 3 marzo, come detto. Primarie che, a quel punto, rappresenterebbero la volata per la campagna delle europee. Il segretario uscente, Maurizio Martina, lancia la proposta di intercettare i movimenti civici che si sono dati appuntamento in piazza nelle ultime settimane: “Per me e’ cruciale che il partito democratico si apra alle nuove energie sociali che si stanno muovendo in alternativa alla deriva pericolosa di Lega e Cinque Stelle”, spiega Martina: “A tutte le persone che si stanno mobilitando nelle piazze e che si muoveranno anche nelle prossime settimane dobbiamo dire una cosa semplice: il PD c’e’, si mette in ascolto e vuole costruire insieme una comune prospettiva per il futuro dell’Italia. Partiamo dalle europee 2019 e dalle nostre liste che possono essere aperte, unitarie e plurali. Uniamo le forze e camminiamo insieme”.

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