Renzi: “Noi primo partito. Ma se perdo resto”

6 febbraio 2018

Aperitivi e seminari di comunicazione con chiusura in cento piazze d’Italia. Matteo Renzi cambia marcia nel corso di questa sempre più aspra campagna elettorale. Sprona militanti e candidati sparsi su tutto lo Stivale in occasione della presentazione degli aspiranti parlamentari Democratici svoltasi a Roma. Una campagna elettorale dove in queste ultime settimane “il vostro sforzo sarà decisivo”, dice l’ex premier ai suoi. E’ sempre più convinto di farcela, il capo del Nazareno, quindi incoraggia il popolo dem: “Se recuperiamo due tre punti rendiamo contendibili il sessanta per cento dei collegi oggi aperti e recuperiamo i Cinque stelle come primo partito”. In altri termini, “se il Pd è il primo gruppo parlamentare abbiamo vinto le elezioni, altrimenti non abbiamo vinto”. Ma una cosa, Renzi, di certo l’ha imparata per evitare un’ennesima promessa non mantenuta (“se perdo il referendum lascio la politica”. E così questa volta, qualora il Pd non dovesse uscire dalle urne primo partito, “ne parliamo il 5 marzo, non ci casco nel giochino ‘vado a casa se…’ l’ho già detto un’altra volta e non è andata bene”. Intanto, sono iniziate le lezioni per i candidati e i rispettivi staff per tirare la volata finale verso le urne. Uno stile Forza Italia 1994: istruzioni tecniche, a partire dall’uso dei social network, con interventi anche di esperti di Facebook e Google, linguaggi di comunicazione e “trucchetti” per una buona dialettica. “Noi siamo quelli responsabili” è il messaggio che i docenti della comunicazione hanno trasmesso ai candidati Pd per accaparrare qualche voto in più.

Leggi anche:
Elly Schlein lavora a liste, tensione ipotesi Tarquinio

Dunque, dal palco del Teatro Eliseo, l’ex premier rilancia la sfida del centrosinistra ad avversari che definisce da “imprenditori della paura, quelli che sobillano un’intera fascia della comunità con messaggi di indignazione, di paura e di rabbi”, mentre “dall’altra parte ci sono i bisogni e le sofferenze degli ultimi, che noi dobbiamo ascoltare e far nostri”. Nel mirino sempre i Cinquestelle. “I loro candidati parlano degli indagati del Pd e poi la metà dei loro sindaci è indagata – tuona l’ex premier-. Parlano di impresentabili e poi nel collegio Lazio2 sbianchettano le foto con Dessì e in Veneto presentano una tipa che dice che i vaccini sono la replica del genocidio. Questi sono gli impresentabili, caro Di Maio”. Ed è proprio il capo politico dei pentastellati a essere il bersaglio preferito per Renzi. “Se è un uomo, Luigi di Maio dovrà rinunciare all’immunità parlamentare, e venire in tribunale. Perché dire che Pd stringe accordi con i mafiosi è un’accusa falsa e infamante”, quindi, “sarà querelato”. Ce n’è anche per il centrodestra. “La parola ‘flat tax’ può forse suonare bene, ma in realtà si tratta di una tassa che riduce la pressione fiscale ai milionari e la alza al ceto medio. Con la ‘flat tax’ le famiglie pagano più tasse, i miliardari di meno”. Pungola anche Silvio Berlusconi: “In questa nuova versione del centrodestra a trazione leghista, a dare le carte sarà la Lega di Salvini e non certo i moderati”. Ma la comunicazione rimane sempre in primo piano. “Il tam tam”, attraverso “incontri massimo di quindici persone per un tè, caffè, aperitivi, spiegando perché siamo i più concreti”, per l’ex premier è una carta vincente. In ogni caso “non passiamo la giornata a seguire sondaggi e editoriali”. G. Min.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti