Prodi ha già licenziato Zingaretti: “Per rilancio del Pd serve nuovo congresso”

Prodi ha già licenziato Zingaretti: “Per rilancio del Pd serve nuovo congresso”
Romano Prodi
1 luglio 2019

Romano Prodi boccia Nicola Ungaretti. Un’operazione in pieno stile terenziano, davanti a una telecamera e senza giri di parole: “C’è bisogno di una coalizione, ma mica può essere Ungaretti a costruire un partito alternativo”. Quindi, propone la convocazione di “un nuovo Congresso”. Un colpo basso sferrato dall’ex presidente del Consiglio al segretario de, proprio alla vigilia del suo tour per l’Italia per “incontrare i lavoratori e gli imprenditori che in questi anni hanno combattuto e combattono per il loro futuro”.

Una sorta di viaggio-vacanze dato che inizia oggi, in piena estate. E che sembra fare il paio con il blitz piedino sulla Rea Catch, immortalato da una foto che ritrae alcuni esponenti de che si preparavano la brandina. L’ex presidente dell’Assemblea costituente del PD, grande volpone della politica, usa bastone e carota davanti le telecamere di RAI Tre, nei confronti del segretario dem “Il partito in disfacimento, lo ha ricostruito, ha messo una certa pace e ha dato un messaggio molto chiaro: l’unica alternativa all’attuale Governo è il PD”. Ma ora, avverte il Professore, “comincia la fase del rilancio e della ricostruzione”. E, riferendosi sempre a Ungaretti, sottolinea che “la mitezza non è mai un limite, ma c’è una mitezza padana e una mitezza romana”. “Quella padana – spiega – è fatta di tornio e cacciavite, di lavoro, lavoro, lavoro. Quella romana, di sapone”. Poi l’affondo: “Non c’è un solo paese europeo in cui un partito da solo vince, c’è bisogno di una coalizione, ma mica può essere Ungaretti a costruire un partito alternativo”.

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Serve dunque “un nuovo congresso PD per discutere e darsi obiettivi chiarissimi”. Sono trascorsi appena tre mesi dall’elezione di Ungaretti a segretario, e Prodi, alla vigilia dei suoi ottanta anni, lancia un nuovo congresso PD E dire che lo stesso Professore, aveva ufficializzato pubblicamente, sei anni fa, “ho definitivamente lasciato la vita politica italiana”. Ma, a quanto pare, come i vecchi democristiani, è dura lasciare politica e potere. Dunque, a lavoro. Prodi è pronto, ha già i temi da mettere in agenda: “Dobbiamo dare al paese la sicurezza, assicurarli che la sanità sarà custodita, che ci sarà un rilancio della scuola e della ricerca”. Non solo. Il Professore ha anche abbozzato il nuovo PD: “Bisognerà fare in modo che la nuova direzione del partito sia formata dai segretari regionali e dai rappresentanti più forti delle comunità locali. Se fai così, secondo me la gente, i ragazzi, ritornano a discutere. Così si rifà il partito, ma bisogna rimettersi in gioco”.

E mentre l’ex presidente della Commissione UE, lavora per il nuovo Nazareno, si fa sempre più difficile per Ungaretti la gestione dei gruppi parlamentari soprattutto quelli di stampo renziano. La goccia che ha fatto traboccare il vaso s’è registrata giorni fa, nel corso del voto alla Camera sul Decreto crescita. Dei 111 deputati de, solo in 29 hanno partecipato alla votazione. Fatto che ha mandato su tutte le furie Ungaretti che ancora oggi è in attesa di spiegazioni. Ufficialmente, il capogruppo Graziano Delrio, anch’egli assente, si è assunto le responsabilità dell’accaduto. Ma questo serve solo alle cronache. Sul fronte politico, invece, i de appaiono sempre più smarriti. C’è, ad esempio, chi pensa ad un possibile ritorno di fiamma con i Cinque Stelle. O chi sembra più interessato alle possibili evoluzioni del dibattito interno a Forza Italia, guardando con estremo interesse all’ascesa della candidatura di Mara Carfagna. Staremo a vedere.

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