Il profumo dei libri di Giampiero Mughini, quasi un’autobiografia

27 marzo 2018

Uno smodato amore per i libri, quelli di carta, che combattono la loro battaglia nel mondo sempre più digitale. E, da qui, una vera e propria autobiografia sentimentale e intellettuale, profonda, inattesa. “Che profumo quei libri” di Giampiero Mughini, che esce per Bompiani è un atto di devozione verso l’idea di Biblioteca, ma anche verso la vita, le sue grandezze e le sue contraddizioni. “Io non amo molto – ha detto Mughini ad askanews – che venga usato a dismisura il termine ‘collezione’, il termine collezione fa pensare a prima vista a uno che colleziona nel senso che mette l’uno accanto all’altro. Non è esattamente così: io li ho cercati, e possederli voleva dire violarli, se mi consenti questo termine, conoscerli nel profondo, assaporarli”.

Da Pascoli a Franco Fortini, passando per Scerbanenco e l’erotismo, Mughini sembra specchiarsi in quei libri, che sono oggetto di passione, ma non solo. “Il termine feticcio – ha aggiunto lo scrittore – lo vorrei usare con grazia, perché il feticcio potrebbe fare pensare a qualcosa che ti è non dico estraneo, ma esterno. E invece questi libri di cui ho parlato, scelti a caso, abbastanza a caso, a volte spudoratamente a caso, non sono esterni a me, sono talmente parte della mia storia, della mia formazione, del mio itinerario e morale che, insomma, sono di più ancora”. “Una vita” è il romanzo di Svevo di cui si parla in questo libro, ma è anche quella di Giampiero Mughini a passare dentro ogni racconto dei volumi, e in questa sua vita il 1977 è un anno chiave. “Il più grande raccontatore italiano degli anni, delle figure, delle atmosfere del 1977 – ci ha detto – è un fumettaro, un creatore di storie a fumetti, Andrea Pazienza. Se tu cerchi un Balzac per il ’77 è lui, non c’è un Balzac per iscritto… c’è Pier Vittorio Tondelli, che è notevole, ma Pazienza è veramente immenso”.

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Tra i sogni che il bibliofilo Mughini coltiva, e lo vediamo raccontare con un brillio negli occhi, c’è uno dei libri che hanno fondato l’idea stessa di Italia. “La prima edizione del ‘Pinocchio’ in brossura ce l’ho qui, non credo che avrei i soldi per comprarla se me la offrissero… non me l’hanno offerta”. E quando, a fine intervista, gli chiediamo cosa prova, come scrittore e come lettore, quando la mattina si sveglia e vede i suoi 20 mila libri sopra i mari del presente, Giampiero Mughini risponde così: “Io come cittadino italiano del Terzo millennio voglio guardare in faccia i miei libri”.

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