Nuovo programma M5s-Pd-Leu. E Roma “vivibile” scompare

Nuovo programma M5s-Pd-Leu. E Roma “vivibile” scompare
4 settembre 2019

Ventinove punti di programma per il neonato governo M5s-Pd-Leu: dopo la limatura delle ultime ore ad opera del premier Giuseppe Conte, i punti sono aumentati rispetto ai 26 della bozza, che era circolata ieri in ambienti Cinquestelle e che fonti del Pd avevano immediatamente indicato come non definitiva. Quella ufficiale, infatti, presenta alcune differenze e integrazioni rispetto alla prima versione. Manca nel programma ufficiale quanto era stato scritto in un primo momento – e forse con molto ottimismo – su Roma. Il vecchio punto 26 recitava così: “Il Governo dovrà collaborare per rendere Roma una capitale sempre più attraente per i visitatori e sempre più vivibile e sostenibile per i residenti”.

Tutto ciò è stato riassunto, in modo molto più misurato, nella necessità, di “rivedere il testo unico per gli enti locali” e in questo senso promuovere lo svilupppo “sostenibile” delle città e di “Roma Capitale”. Restano fermi gli asset su cui è nato il governo M5s-Pd-Leu: evitare l’aumento dell’Iva e fare una manovra di bilancio che, pur mantenendo l’equilibrio dei conti, sia espansiva. Ma viene dato maggiore spazio al rapporto, positivo, con l’Europa, pur nella necessità di rivedere diversi dossier. “L’Italia deve essere protagonista di una fase di rilancio dell’Ue” e il “governo si adopererà a promuovere le modifiche necessarie a superare l’eccessiva rigidità dei vincoli europei”. Passaggio questo che nell’ultima versione è stato molto addolcito rispetto alla precedente stesura che recitava secca: “Occorrono regole orientate anche alla crescita non solo alla stabilità”.

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Novità rispetto alla prima bozza di programma del governo Conte bis anche sul contenimento della spesa e l’alleggerimento della pressione fiscale, punto quest’ultimo non contenuto nella stesura circolata ieri. Si propone, dunque, una “rimodulazione delle aliquote, in linea con il principio costituzionale della progressità della tassazione” e si ritira fuori la parola chiave, spending review, promettendo una “revisione significativa delle voci di spesa”. Si parla più chiaramente di “cuneo fiscale” e di “riduzione delle tasse sul lavoro”. Lotta dura, poi, all’evasione fiscale, anche “prevedendo l’inasprimento delle pene” e qui è stata aggiunta la frase “incluse quelle detentive, per i grandi evasori”.

“Analogamente – recita il nuovo programma – si procederà a una revisione delle tax expenditures”. Anche la parte dedicata al taglio dei parlamentari – tema fondamentale per i Cinquestelle – è stata modificata e pur tenendo ferma la riforma cara ai pentastellati si mette nero su bianco la necessità “di avviare un percorso di riforma, quanto più possibile condiviso, in sede parlamentare, del sistema elettorale” insieme a una modifica “dei requisiti di elettorato attivo e passivo” per l’elezione del Senato e della Camera. Infine, ultimo segnale: nel programma definitivo compare la parola “diseguaglianze”. Con il conseguente impegno del governo a rimuoverle.

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