Tutto pronto per l’abbraccio finale tra Cassini e Saturno. Domani la sonda si disintegrerà nell’atmosfera

Tutto pronto per l’abbraccio finale tra Cassini e Saturno. Domani la sonda si disintegrerà nell’atmosfera
14 settembre 2017

Alle 14 ora italiana del 15 settembre le antenne australiane della Nasa riceveranno l’ultimo segnale radio della sonda Cassini, partito un’ora e 23 minuti prima dagli strati più alti dell’atmosfera di Saturno. Pochi secondi dopo la sonda si disintegrerà per effetto delle potenti forze aerodinamiche dovute alla grande velocità. Sarà l’ultimo atto del Grand Finale della missione di Nasa, Esa e Asi concepita per esplorare il sistema di Saturno con i suoi anelli e le sue lune, iniziato il 26 aprile scorso con una serie di passaggi ravvicinati e di tuffi tra gli anelli. Le ultime ore della missione vedranno oggi la sonda impegnata in un’ultima seduta fotografica, che completerà il “book” di scatti inviati nei 13 anni trascorsi attorno al pianeta con gli anelli, e nell’invio di dati utili a studiarne l’atmosfera. Poi venerdì prossimo, 15 settembre, le ultime ore di vita della sonda seguite minuto per minuto dalla Nasa. Il tuffo avrà inizio alle 10.37 ora italiana, l’ingresso nell’atmosfera del ‘Signore degli Anelli’ è previsto poco più di tre ore dopo e l’atto finale, con la sonda che apparirà come una meteora, avverrà intorno alle 14. L’Agenzia spaziale italiana ha organizzato nella sua sede di Roma un grande evento, trasmesso in streaming a partire dalle 12, che vedrà alternarsi sul palco dell’Auditorium rappresentanti di Asi, Inaf, Thales Alenia Space e Nasa oltre a collegamenti con il Jet Propulsion Laboratory della Nasa in California dove saranno presenti per l’Asi il suo presidente Roberto Battiston e Enrico Flamini, project manager dell’antenna per le comunicazioni ad alto guadagno di Cassini, e con il Sardinia Deep Space Antenna di Cagliari, dal quale interverrà il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica, Nichi D’Amico.

Negli Stati Uniti è volato invece per la Sapienza il professor Luciano Iess che ha partecipato al progetto fin dalle fasi preliminari al lancio. L’Università ha contribuito alla missione con un ruolo di primissimo piano, grazie alla realizzazione di due importanti strumenti di bordo (il radar e il traslatore di frequenza, costruiti da Thales Alenia Space Italia) e al raggiungimento di risultati scientifici tra i più importanti della missione. I membri del team scientifico di Cassini e i loro gruppi di gruppi di ricerca operano presso il Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale, sotto la guida del professor Iess, e il Dipartimento di Ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni con il professor Roberto Seu. “In più di dieci anni nell’atmosfera di Saturno, Cassini ha visitato tutte le principali lune del pianeta e prodotto una serie di straordinarie scoperte” sottolinea Luciano Iess “e l’eredità che lascia in dote alla comunità scientifica internazionale è immensa”. Cassini ha iniziato il suo viaggio il 15 ottobre 1997, con un lancio spettacolare dal poligono di Cape Canaveral. Giunta a Saturno il primo luglio 2004 dopo una lunga fase di crociera, Cassini ha iniziato una complessa sequenza di orbite che hanno permesso di visitare tutti i satelliti e osservare da vicino il pianeta e i suoi anelli.

Le scoperte sono andate ben oltre le attese. Un primo traguardo – ricorda la Sapienza – è stato raggiunto già nel 2002, quando la sonda si trovava ancora tra Giove e Saturno, con la misura del ritardo nella propagazione dei segnali radio causata dalla gravità solare. A tutt’oggi questa è la più accurata conferma sperimentale della teoria einsteniana della relatività generale. Durante il tour del sistema di Saturno, Cassini ha reso possibile la scoperta di mari e laghi di idrocarburi liquidi sulla superficie di Titano, la seconda luna del sistema solare per dimensioni, nonché la determinazione della struttura interna del satellite e la scoperta di un nucleo roccioso di circa 2000 km di raggio composto da silicati idrati. Grazie alla misura delle maree di Titano, è stata rivelata l’esistenza di un oceano di acqua liquida sotto la crosta ghiacciata del satellite. La batimetria dei mari della luna mostra come questi raggiungano la profondità di 170 m. Nel 2014 è stata poi rilevata una grande quantità di acqua liquida nella regione polare meridionale di Encelado (pari a circa 240 volte il lago di Garda), al di sotto della fredda crosta ghiacciata (-190° C) della piccola luna (252 km di raggio). Il fatto che l’oceano “poggi” su una base di rocce e di silicati – conclude la Sapienza – costituisce una sede ideale per lo sviluppo di reazioni chimiche complesse, quali quelle necessarie per la vita.

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