Province, bagarre in Aula. Intanto, la riforma spacca Pd

13 febbraio 2014

Ancora fumata nera per la riforma delle Province. E ciò in barba all’ennesimo vertice di maggioranza nelle stanze romane. Ieri, l’Ars, ancora una volta, non ha fatto alcun passo avanti sulla riforma. Addirittura, in Aula non c’era traccia dei cinque emendamenti presentati del governo Crocetta, fino alla mezz’ora dell’inizio dei lavori. Dunque, nulla di fatto. Si riprenderà oggi. Ma la seduta di ieri è stata teatro di qualche siparietto. E’ scoppiata una bagarre nel corso della discussione generale sulla riforma. In sostanza, tredici deputati, richiamandosi all’articolo 101 del regolamento parlamentare, hanno chiesto la ‘sospensiva’, procedura che se fosse stata messa ai voti e approvata dall’Aula avrebbe “affossato” la riforma delle Province. Come dire, tutto alle ortiche. Ha stoppare il tutto, i deputati Pd, Antonello Cracolici, e il capogruppo Baldo Gucciardi che hanno definito il richiamo al regolamento un “blitz” al cospetto della decisione assunta dai capigruppo di non concludere in serata la discussione sulla riforma per rinviarla a oggi. Dunque, alta la tensione a Sala d’Ercole. La riforma ha anche evidenziato una spaccatura all’interno del Partito Democratico, già provato sia sul fronte del governo, sia su quello delle primare. Ad aprire le danze, il deputato, Franco Rinaldi, affermando che “il ddl sui Liberi Consorzi così com’è, è incostituzionale”. In altri termini, per il Democratico, “è necessaria l’elezione diretta del presidente del Consorzio o dell’Assemblea, io propenderei per quest’ultima”. E ha avvertito: “L’eventuale impugnativa del commissario dello Stato di questo testo emendato sarebbe un disastro”.  A contrapporsi a Rinaldi, il suo compagno di partito, il deputato, Gianfranco Vullo, che ha chiosato: “Si faccia presto sulla legge che sopprime le province”. E, rimembrando il Nazareno, ha aggiunto: “Credo che l’accordo sancito a Roma sia utile per dare maggiore potere ai comuni e sopprimere i costi della politica”. Questa è l’aria che tira all’Ars sulla riforma delle province. Con una maggioranza che non riesce a trovare un minimo comune denominatore, con un Pd, come detto, che non dialoga in casa sua, e un’opposizione che parla di un governo allo sbando. (G. Min) 

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