Putin saluta Obama e prepara incontro con Trump. Verso disgelo con la nuova anninistrazione Usa

Putin saluta Obama e prepara incontro con Trump. Verso disgelo con la nuova anninistrazione Usa
21 novembre 2016

Vladimir Putin non ha ancora in agenda un incontro con Donald Trump, ma i due hanno “concordato che sarebbe una buona idea organizzare un meeting” tra i propri staff, probabilmente subito dopo la formazione della nuova squadra presidenziale: lo ha dichiarato lo stesso leader del Cremlino in occasione del vertice Apec di Lima, dove ha confermato un cauto ottimismo sulle prospettive delle relazioni russo-americane dopo l’elezione del miliardario alla Casa Bianca. “Il presidente eletto ha confermato il suo intento di normalizzare i rapporti Usa-Russia”, ha detto Putin che al vertice ha incontrato anche Barack Obama. “Abbiamo concordato che, malgrado il dialogo tra di noi non sia stato sempre facile e malgrado sia stato complicato lavorare assieme, entrambi abbiamo rispettato le posizioni dell’altro”. Il presidente russo ha anche lanciato un invito aperto al collega che sta lasciando la Casa Bianca, per recarsi in Russia “quando vorrà, se vorrà. Saremmo lieti di rivederlo”. Alle parole del presidente russo sono seguite stamattina dichiarazioni con toni simili da parte della diplomazia moscovita, che ha aggiunto dei possibili contenuti al programma del grande disgelo che potrebbe concretizzarsi con Trump.

“Le attività antiterrorismo erano e saranno tra le assolute priorità nella cooperazione con gli Usa. Allo stesso tempo il lungo periodo di raffreddamento nelle relazioni bilaterali ha certamente avuto un impatto e non è cosa che si risolve in un giorno. Indipendentemente dal ritmo degli sviluppi che ci saranno una volta cambiata l’amministrazione Usa, i nostri due Paesi dovrebbero mettere in campo sforzi significativi per ripristinare la fiducia e trovare soluzioni di compromesso nella sfera dell’antiterrorismo”, ha detto il direttore del dipartimento Nuove sfide e minacce del ministero degli Esteri russo, Ilya Rogachev, in un’intervista pubblicata stamane da Ria Novosti. Alla voce operazioni “antiterrorismo” Mosca mette in cima da tempo la Siria, che è certamente il dossier più urgente per Putin, allo stesso tempo motivo di speranze per l’avvio dell’era Trump e di timori. Un dossier che si declina sia sul fronte internazionale che interno: oltre 3.200 cittadini russi, ha evidenziato Roagchev, si sono uniti alle formazioni jihadiste attive in Siria e Iraq dall’inizio dei due conflitti. Non ci sono certezze, ha ribadito un’importante voce in seno al ministero degli Esteri di Mosca, che Trump sarà un “comodo” interlocutore per la Russia, ma una serie di dichiarazioni, “in particolare sulla lotta congiunta contro lo Stato islamico” lasciano sperare. Sempre il direttore del Dipartimento per le nuove sfide e minacce ha sostenuto che la politica americana in Medio oriente ha probabilmente contribuito alla sconfitta di Hillary Clinton. La candidata democratica, ha spiegato, come segretario di Stato aveva promosso “il concetto di Grande Medio Oriente, sulla base del principio della democratizzazoine che include anche cambi di regime violenti nella regione” e questo è stato l’inizio delle crisi che hanno devastato la regione, trasformandola in una macro-area di instabilità.

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