Quel che resta di Andy Warhol: una inattesa lezione di scomparsa

Quel che resta di Andy Warhol: una inattesa lezione di scomparsa
Andy Warhol (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987)
12 agosto 2018

Il suo più famoso motto recita che “nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti”. La celebrità di Andy Warhol è durata di più, ma anche per lui, padre della Pop Art americana e di un certo modo di pensare tutto il contemporaneo, oggi è forse venuto il momento di un salutare passo verso lo scadere di quel quarto d’ora di sovraesposizione.

Proviamo a spiegarci: la lezione dell’artista (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987) è stata cruciale, non solo a livello di pittura e fotografia, ma anche per il cinema e perfino ha avuto un peso nella letteratura. Come ha scritto il filosofo Arthur Danto, “se dal Brillo Box di Warhol sottraiamo la scatola Brillo del supermercato, ciò che rimane è quello che la rende arte. Qualcosa di invisibile come l’anima”. E, qualche anno fa, in occasione di una retrospettiva a Milano, il critico Francesco Bonami ha chiarito la posizione di Andy nel nostro presente. “Warhol – aveva spiegato Bonami ad askanews – è affascinate perché 50 anni fa, anche inconsapevolmente ci parlava del mondo in cui saremo vissuti. Forse è il più fantascientifico artista che possiamo immaginare”.

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Tutto vero. Anche la fantascienza però, a un certo punto viene raggiunta e superata dagli eventi (soprattutto nel mondo della Grande Accelerazione) e per Warhol si è, in un certo senso, compiuto quel destino che era già insito nella sua scelta rivoluzionaria degli Anni Sessanta: unire la pubblicità e l’arte, in un grumo inestricabile. E oggi un po’ la sua arte è tornata a essere sostanzialmente pubblicità. C’è però anche un aspetto dell’approcio warholiano che resta cruciale, ancora oggi nel mondo degli iperoggetti teorizzato dal filosofo Timothy Morton, che tanta parte sta avendo nel modo in cui le frange più avanzate del contemporaneo pensano se stesse e l’idea di arte.

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E riguarda soprattutto il concetto di factory, di produzione collettiva, di scomparsa dell’artista, pur a fronte di una evidente, almeno per Warhol, sovraesposzione e sovranarrazione mediatica. Qui, nella sua scomparsa, Andrew Warhola Jr., trova crediamo il proprio pieno compimento. E dunque, al termine di quei lunghi 15 minuti, mentre l’arte assume sempre di più l’aspetto di processi collettivi, di azioni estranee al suo sistema e di perdita, o meglio, di sublimazione della natura oggettuale dell’opera, Warhol resta con noi, ma con meno, per dir così, ansia da prestazione. Buon compleanno, Andy. askanews

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