Raggi rilancia, con Governo non un Patto ma un’Agenda. In ballo 300 milioni

Raggi rilancia, con Governo non un Patto ma un’Agenda. In ballo 300 milioni
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi
15 aprile 2017

Sarebbe in dirittura d’arrivo l’Agenda per Roma con la quale la Giunta guidata da Virginia Raggi si dovrebbe presentare al Governo Gentiloni per portare a casa risorse adeguate a una capitale d’Europa. L’annuncio è stato lanciato dalla sindaca stessa in una replica al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nella quale dichiara la “necessità di reperire fondi speciali per Roma, così come avviene per tutte le Capitali d’Europa”. Di qui l’annuncio: “noi presenteremo a breve all’esecutivo la nostra ‘Agenda per Roma’. In quella occasione – spiega Raggi – speriamo, e lo sperano tutti i romani, al di là delle appartenenze politiche, di constatare la ‘disponibilità” del ministro della Salute”. La trattativa su una dotazione straordinaria di fondi per Roma, oltre ai 300 milioni che ogni anno vengono devoluti dallo Stato per la gestione commissariale del debito pregresso della Capitale, è cominciata con Renzi premier. L’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo a dicembre 2016, in sessione di Bilancio, aveva spiegato che un “Patto per Roma” sarebbe stato proposto di lì a poco al premier Pd e avrebbe riguardato gli investimenti.

Ci si sarebbe mossi su quelle che erano le priorità già indicate dal M5S in campagna elettorale: quindi trasporti, viabilità, sociale, a cominciare dalle scuole. Sono tante le iniziative che vogliamo portare avanti – aveva spiegato Mazzillo -. E valorizzazione del patrimonio soprattutto, perché molti immobili hanno bisogno di una bella rinfrescata”. Per molti mesi questo lavoro è andato sotto traccia, anche perché all’assessore Mazzillo è toccato di coordinare le richieste in arrivo da tutti i dicasteri, a cominciare da quello dell’Urbanistica dove l’avvicendamento dell’assessore Paolo Berdini ha provocato un rallentamento di tutti i dossier. Per di più l’idea di Mazzillo era quella di presentarsi al tavolo del Governo con indicazioni precise rispetto a dove il Fondo sviluppo e coesione nazionale potesse andare a sostenere opere per le quali si fossero già individuate altre fonti di co-finanziamento non soltanto proprie, a partire da quelle europee: “La nostra logica non è andare dal Governo e chiedergli dei soldi. Gli diremo che ci sono cose non che servono alla città, ma che cambiano la città. Stiamo capendo quali sono le risorse che possiamo agganciare per ottenere il massimo, a partire da una progettualità di trasformazione della città”, aveva chiarito Mazzillo. Per questo un occhio era stato rivolto anche a monumenti, giardini e ville storiche, biglietto da visita un po’ sgualcito della città al momento.

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La sensazione dell’epoca era che il Governo, però, non fosse disponibile a sganciare più di qualche centinaia di milioni di euro, che per le esigenze della Capitale non sarebbero risolutivi. Sensazione apparentemente confermata, a distanza di mesi, dalle affermazioni fatte la scorsa settimana dall’assessore capitolino alle Partecipate, Massimo Colomban che, a margine della presentazione delle linee guida di riorganizzazione delle aziende di Roma capitale aveva definito il contenuto in euro del Patto per Roma “briciole”. Al massimo dal Governo riceveremo da cento a duecento milioni – aveva spiegato l’assessore -, mentre da uno a due miliardi sono le risorse che sarebbero necessarie a Roma ogni anno come capitale d’Italia, come avviene in tutte le capitali europee”. Da qui, nelle intenzioni del Campidoglio a cinque stelle, l’esigenza di rilanciare un’agenda che non punti solo ad avviare un percorso tecnico, ma un confronto politico con Palazzo Chigi sul ruolo della Capitale, e quindi sulla necessità che a Roma arrivino non solo più fondi, ma anche più attenzioni e opportunità rispetto a quelle rivolte alle altre città italiane, negli altri Patti già sottoscritti dal Governo a guida Pd. Un confronto che non potrà che rendere ancora più movimentate le imminenti campagne elettorali.

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