Referendum storico in Irlanda sulla legalizzazione dell’aborto, 3,5 milioni di elettori alle urne

25 maggio 2018

Storico referendum oggi in Irlanda sulla legalizzazione dell’aborto: nel paese che vanta una forte tradizione cattolica, quasi 3,5 milioni di irlandesi sono chiamati a decidere se abrogare il divieto di abortire in vigore oggi, attenuato da una riforma approvata nel 2013 che consente l’interruzione di gravidanza solo nei casi in cui sia a rischio la vita della gestante. I seggi, resteranno aperti fino alle 21 italiane mentre lo spoglio inizierà sabato. Il referendum sull’aborto era uno degli impegni presi dal premier Leo Varadkar, in carica dal giugno 2017, ritenendo la legge in vigore “troppo restrittiva”. Si tratta di una legge tra le più restrittive in Europa, che non contempla stupro, incesto o malformazione del feto tra le ragioni legali per interrompere la gravidanza. Ogni anno migliaia di donne irlandesi si recano all’estero, soprattutto nel Regno Unito, per abortire. Tutti gli ultimi sondaggi danno il sì in testa, con il 56-58%, ma gli indecisi, il 14-17% dell’elettorato, potrebbero cambiare l’esito del voto. La consultazione si tiene a tre anni dalla legalizzazione, tramite referendum, del matrimonio tra persone dello stesso sesso, che causò un terremoto culturale nel paese, con il crescente declino dell’influenza della Chiesa, anche a fronte dello scandalo pedofilia che ha visto coinvolti sacerdoti, a volte coperti da funzionari ecclesiastici.

I sostenitori del sì hanno fatto propria la battaglia di Amanda Mellet, costretta a recarsi nel Regno Unito per abortire un feto con una malformazione mortale. Ritenendosi vittima della legge irlandese, la donna ha fatto ricorso alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, che le ha dato ragione, affermando che negandole il diritto di abortire le era stato negato il riconoscimento dei diritti umani. Il governo irlandese le ha quindi riconosciuto un risarcimento di 30.000 euro. “Ci sono stati dei tentativi per modificare la legge (…) per i casi di malformazione fetale mortale, ma non ci sono riusciti”, ha detto Mellet alla France presse, sottolineando che solo un “cambiamento costituzionale” può cambiare la situazione. Da parte loro, i sostenitori del no alla legalizzazione dell’aborto criticano le misure che potrebbero seguire: aborti senza alcuna condizione fino a 12 settimane di gravidanza e fino a 24 settimane per motivi di salute. Nelle ultime settimane i toni si sono fatti più accesi tra i due campi, tanto che lo stesso premier ha denunciato l’uso di immagini di persone con sindrome di Down da parte dei sostenitori del no, secondo cui il sì all’aborto porterebbe all’eliminazione di bambini con disfunzioni genetiche. Per limitare i rischi di manipolazione su internet, Google e Facebook hanno annunciato il blocco di spot elettorali finanziati da gruppi stranieri.

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