Regime e ribelli filo-americani insieme per liberare Raqqa dall’Isis, verso una svolta

Regime e ribelli filo-americani insieme per liberare Raqqa dall’Isis, verso una svolta
30 marzo 2017

Si profila una svolta in Siria in vista della battaglia finale contro i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) a Raqqa. L’indizio è un clamoroso annuncio dato oggi ai media ufficiali di Damasco dalle forze curdo-arabe sostenute da Washington: i ribelli affermano di essere pronti ad un’alleanza con l’esercito del regime per l’offensiva su Raqqa, ‘capitale’ del califfato nero. In una lunga intervista pubblicata dal giornale semi-governativo al Watan, Talal Sallu, portavoce ufficiale delle forze di “Siria Democratica”(alleanza arabo-curda dominata dalle Unita di Difesa del Popolo curdo (Ypg) e sostenuta dagli Stati Uniti) ha detto: “Abbiamo sempre affermato che i figli della patria siriana sono gli unici ad avere il diritto di liberare le loro zone e l’esercito siriano è parte essenziale della Patria siriana ed ha il diritto che non hanno altri, e qui intendo la Turchia”. Una presa di posizione pubblica quella di SDF che non può non essere stata concordata con Washington, suo principale alleato, come lascia intendere lo stesso Sallu.

“La Coalizione internazionale (a guida Usa) è il principale sostenitore delle nostre campagne ed esiste tra noi un accordo di non far entrare (nel SDF) una terza parte senza il nostro consenso. E quando la Turchia si è fatta avanti come terza parte per la battaglia di Raqqa, la Coalizione che gradiva l’idea ce lo ha suggerito, ma noi abbiamo rifiutato. Ma nel caso dell’esercito siriano, se l’Alleanza ci chiede di farli partecipare alla liberazione di Raqqa, noi riteniamo questo esercito una componente patriottica e sicuramente accetteremo”, ha detto Sallu. Una precisazione che lascia intendere come gli Usa non abbiano ancora preso una decisione definitiva in merito, ma stiano chiaramente sondando il terreno. I curdi siriani poi vogliono tenere fuori dalla battaglia finale contro gli uomini del Califfato nero la Turchia che considera lo Ypg una estensione del Partito dei Lavoratori del Kurdistan turco (PKK) e quindi una organizzazione terroristica. Interpellato dal quotidiano del regime sulla possibilità di un coordinamento tra l’esercito siriano che si sta avvicinando da Ovest a Raqqa e le forze di SDF giunte ormai fino alla sponda Est del fiume Eufrate nella parte orientale della grande roccaforte Isis, Sallu ha spiegato che “l’esercito siriano è ancora lontano da Raqqa. Attualmente assedia la cittadina di Hafer che dista 110 chilometri dalla città, mentre le nostre forze sono molte più vicine e tra 10-15 giorni saranno alla periferia di Raqqa”.

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ASSEDIO RAQQA SARA’ COMPLETATO AL MASSIMO IN 15 GIORNI Sulla battaglia di Raqqa, il portavoce di SDF è stato circostanziato: “Le nostre forze si sono avvicinate molto alla città, negli ultimi due giorni abbiamo preso il controllo di al Karama (località ad appena 16 chilometri a est di Raqqa), e inoltre abbiamo espugnato la centrale di pompaggio al Mohammadiyah (2 chilometri a Ovest di al Karamah in direzione di Raqqa). Mentre sul fronte settentrionale le nostre forze sono ad appena 5-6 chilometri da Raqqa e di conseguenza l’isolamento della città dal resto della provincia procede bene e pensiamo di completare al massimo entro 10-15 giorni l’accerchiamento, per dare il via subito dopo all’offensiva per liberare Raqqa”.

TURCHIA “PRIMO SPONSOR DEL TERROSIMO” “Dal primo momento della nascita di SDF, la Turchia ci ha preso di mira uccidendo diversi nostri combattenti”, ha detto il portavoce, spiegando che Ankara “cerca sempre di trascinarci in una lotta secondaria per indebolire la nostra campagna contro l’Isis e noi siamo convinti che ogni pallottola sparata non in direzione dell’Isis verte nell’interesse dall’organizzazione terroristica”. Per Salli, l’SDF “ha sempre voluto relazioni di buon vicinato con la Turchia, ma loro purtroppo hanno continuato a metterci nelle lista del terrorismo. E questo è privo di fondamento perché ci sono ben 60 Paesi che sono alleate con noi per distruggere il terrorismo e non è possibile che tutti questi Stati siano nel torto, piuttosto è la Turchia ad essere il primo sponsor del terrorismo”.

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RUSSI E AMERICANI “GARANTI” DEI CURDI? Riferendosi ai recenti bombardamenti effettuati dall’artiglieria turca su Afrin, città curda a Ovest di Rojava (dal curdo ‘Occidente’ per indicare il Kurdistan siriano), Sallu ha spiegato che “Le provocazioni di Ankara avviene dopo l’annuncio dell’arrivo di forze russe ad Afrin e l’apertura in città di un centro di monitoraggio del cessate-il-fuoco da quelle parti”. “Queste violazioni dell’esercito turco non sono nuove: in passato i soldati turchi sono entrati per 300 metri all’interno del territorio siriano”, ha detto, aggiungendo che “la presenza di russi e americani in generale è un elemento di pressione sulla Turchia e così abbiamo lasciato spazio alla nostra gente ad Afrin per coordinare con i russi e far tacere la Turchia e non permetterle di prendere di mira le nostre zone visto che la Russia è una grande potenza e la sua presenza sul terreno darà un particolare peso strategico alle nostre forze da quelle parti”. A rendere l’annuncio ancora più significativo è il fatto che l’intervista al portavoce di una forza dell’opposizione e per giunta sostenuta dal nemico Usa è pubblicata su un giornale del regime.

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