Renzi di nuovo in calo. È già finito l’”effetto” Mattarella

Renzi di nuovo in calo. È già finito l’”effetto” Mattarella
19 febbraio 2015

Per Matteo Renzi, l’effetto-Mattarella è durato meno del previsto. Questo almeno, è quanto emerge dai risultati dell’ultimo sondaggio condotto da Datamedia Ricerche per “Il Tempo”. Rispetto alla scorsa settimana, il premier perde due punti percentuali di fiducia e torna al 45%: più o meno al livello – non particolarmente brillante – in cui si trovava prima dello “showdown” per il Quirinale. L’arretramento di Renzi coincide anche con una frenata del Partito democratico, che interrompe il suo trend di crescita, perde un punto decimale e si ferma al 37%, senza che peraltro Sinistra Ecologia e Libertà (stabile al 4%) riesca ad approfittarne. Cresce vistosamente, invece, il M5s, che guadagna lo 0,7% rispetto all’ultimo sondaggio dell’istituto diretto da Natascia Turato e arriva al 18,7%.

Se a sinistra il peso dei singoli partiti sembra ormai abbastanza consolidato, in quello che fu il centrodestra si conferma la tendenza a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane. I partiti “moderati” dell’area Ppe perdono ancora colpi, con Forza Italia al 12,8% in calo di due punti decimali e l’accoppiata Nuovo Centrodestra e Udc ferma al 3,5%. I partiti che, al contrario, vengono percepiti dall’elettorato di centrodestra come opposizione “dura e pura” al governo (e che criticano l’attuale assetto, soprattutto economico, dell’Unione Europea), continuano ad allargare il proprio bacino di consensi.

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È un trend che favorisce in misura minore Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, che recupera lo 0,2% e si piazza al 2,5%, ma soprattutto la Lega Nord – ormai in crescita costante da molti mesi – che guadagna un altro mezzo punto percentuale e tocca la quota record del 14,7%. Se la scorsa settimana FI, Ncd e Udc erano al 16,5%, proprio come Lega e FdI-An, oggi il secondo “blocco” ha già raggiunto un vantaggio di quasi un punto percentuale (0.9% per l’esattezza). Continuando con questo ritmo, al prossimo appuntamento elettorale si potrebbe raggiungere un equilibrio diametralmente opposto a quello che si era registrato alle Politiche del 2013, quando i rapporto tra “popolari” e “anti-euro” era di 4 a 1 a favore dei primi.

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