Renzi incassa sì da direzione al sistema tedesco, orlandiani contro

30 maggio 2017

Sostenere il sistema tedesco, non per andare presto ad elezioni, ma per approvare presto la legge elettorale. Matteo Renzi prova a scacciare i sospetti di inciucio che gravano sui colloqui tra Pd e le altre forze politiche per mettere a punto la legge. Il segretario ottiene il via libera della direzione Pd, anche se con l’astensione di 33 esponenti della mozione Orlando. Il segretario dem spiega che alla base del suo impegno non c’e’ la volonta’ di destabilizzare il governo presieduto da Paolo Gentiloni, presente alla direzione. Un governo che “sta facendo bene”, anche “meglio di quanto fatto da noi” su alcuni temi, come il terremoto. Alla base dell’accelerazione sulla legge elettorale c’e’, anzi, un tema che attiene al rispetto delle istituzioni: “il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un incontro istituzionale con i presidenti di Camera e Senato, ha fatto un richiamo” alle forze politiche perche’ approvassero in tempi brevi una nuova legge elettorale. “Un partito serio considera quel richiamo come un obiettivo e non una semplice invocazione”, ha aggiunto il segretario dem che, poi, ammette di non essere entusiasta del ritorno al proporzionale – “non e’ la mia legge” – ma di voler proseguire sulla strada dell’accordo ampio che comprenda anche Forza Italia e Movimento 5 Stelle perche’ “da tempo abbiamo scelto la strada della responsabilita’”.

E per dare corso a questo impegno indica una dead line per il varo della legge elettorale, da approvare “entro la prima settimana di luglio perche’, altrimenti, non si approva piu'”. Dunque, un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, un sistema mutuato da quello tedesco su cui il segretario Pd chiede il sostegno della direzione con un voto alla sua relazione. Una risposta anche ad Angelino Alfano e Alternativa Popolare dopo il confronto teso di ieri. I centristi non vedono di buon occhio la soglia di sbarramento con la quale rischiano di rimanere fuori dal Parlamento. Quella soglia, rimarca in direzione il segretario, “e’ un elemento inamovibile”. E ripete il concetto tre volte, senza citare Alfano, ma rivolgendosi ironicamente a “chi si e’ messo in collegamento streaming solo adesso”. A Renzi risponde il Guardasigilli Andrea Orlando, ormai leader della minoranza dem, dopo la fuoriuscita dei bersaniani e il congresso che lo ha visto opporsi al segretario. Sono quattro i rischi che Orlando vede all’orizzonte nel caso passasse il proporzionale proposto da Renzi: un governo di larghe intese, l’instabilita’ del governo, la fine del centrosinistra, la riduzione dell’Italia al ruolo di spettatore in Europa.

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“Questo sistema non e’ il tedesco”, ha spiegato Orlando, “e’ un proporzionale con sbarramento al 5 per cento. Se Matteo dice che dobbiamo pensare ai nostri figli, dobbiamo anche chiederci se questo sistema garantira’ stabilita’. Io non credo che garantisca stabilita’”. Non solo, ma un governo di larghe intese “non e’ in grado di imporsi in una Europa dominata dall’asse Macron-Merkel”. Per questa ragione, il ministro della Giustizia chiede di cambiare strada e lavorare per l’unita’ del centrosinistra, puntando “su un programma che abbia un chiaro e nitido contenuto sociale. Lavoriamo sugli obiettivi”, e’ l’invito di Orlando, “distinguendoci da Macron e Schauble, e dal rischio di neocentrismo che puo’ essere l’evoluzione inevitabile dello scenario che si sta per configurare”. Da parte dell’altra minoranza, quella guidata da Michele Emiliano, non arriva una chiusura ma solamente l’avvertimento a non toccare le preferenze, “su questo saremo inamovibili”. Nella parte in cui e’ possibile inserire le preferenze, inseriamole. Eliminiamo i capolista bloccati”, ha insistito. A sostenere la proposta di Renzi e’ il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, per il quale non bisogna “vivere la scelta del sistema tedesco come un ripiego, ma come una soluzione intelligente”.

L’accordo, ha aggiunto il ministro per i Beni culturali, risponde al principio “di fare una legge condivisa. Siamo a un passo da una soluzione inaspettata. Un risultato di metodo e di merito”. Fuori dal Nazareno, intanto, le fila si compattano al punto da far pensare che l’auspicio di Renzi di approvare la legge entro l’inizio di luglio possa vedersi realizzato. Oltre a Pd, Forza Italia e M5S, la legge elettorale dovrebbe incassare anche i voti di Lega, Mdp e Sinistra italiana. Numeri ampi in Senato, dove gli equilibri sono piu’ precari, e che fanno presagire per il ‘tedesco’ un percorso breve e senza incidenti. Un timing condiviso da Pd e Forza Italia, ma che vede d’accordo anche i 5 Stelle, potrebbe portare il Paese ad elezioni anticipate gia’ a fine settembre. Ed e’ questo il periodo che non dispiacerebbe ne’ ai dem ne’ agli azzurri, anche se fonti di maggioranza indicano come data plausibile per le urne piu’ la meta’ di ottobre che la fine di settembre. Dal dibattito politico si tiene fuori il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che oggi, in conferenza stampa, spiega: “Guardo con attenzione al lavoro sulla legge elettorale ma il governo e’ nella pienezza dei suoi poteri, ha impegni in corso che intende mantenere”.

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