Renzi: in marcia con comitati civici. Foa? Un bugiardo

Renzi: in marcia con comitati civici. Foa? Un bugiardo
Matteo Renzi
21 ottobre 2018

“Noi siamo quelli che restano”. Ma non fermi, in marcia, “in cammino” “perché non vogliamo lasciare l’Italia ai cialtroni, ai bugiardi, a quelli che la vogliono distruggere”. Matteo Renzi chiude la Leopolda 9 – edizione che ha registrato un boom di presenze, secondo stime ufficiose solo oggi oltre 6 mila persone – e invita a ricominciare dai comitati civici che non sono “una corrente del Pd, ce ne sono fin troppe” né “i comitati di Renzi” ma un modo “per coinvolgere la gente” e tornare, quando sarà, al governo del Paese. E attacca Salvini e Di Maio, Grillo e, in un boato di applausi, il presidente della Rai Marcello Foa.

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A quelli che ora governano l’Italia, Di Maio e Salvini – che precisa Renzi, smentendo alcuni retroscena, “non vedo da mesi nemmeno in Senato” e “non mi pare” ascolti i miei consigli – l’ex premier lancia un appello: “Fermatevi, non state mantenendo le promesse elettorali e state sfasciando i conti pubblici”, ritirate la manovra, “prendete in considerazione” le sei misure della contro-manovra presentata dallo stesso Renzi e dall’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan il primo giorno della Leopolda. Ma loro, attacca, “fingono di litigare, sono incollati alle poltrone” e bisognerebbe che qualcuno facesse un’inchiesta per capire “come mai a Ischia c’è questa insistenza da Luigi Di Maio, su Ischia, sul quarto condono in pochi anni, c’è la manona”. Un affondo anche contro Beppe Grillo che “ha fondato una carriera sull’essere pagato in nero”.

Quindi, annuncia Renzi, “noi partiamo continuando ciascuno a fare le proprie battaglie” e “facciamo i comitati civici non per votare ma per coinvolgere le persone, per la comunità come fattore costitutivo dell’Italia. Tornando dalla Leopolda mettete su un comitato, la serietà e la passione contro la cialtronaggine di questo governo”. Il Pd? Il tema che doveva restare fuori dai cancelli della Leopolda 9 ha mosso diversi dibattiti e sensibilità – compresa quella dell’ex sottosegretaria Teresa Bellanova che ha infiammato la platea dicendo che “nel Pd c’è troppo testosterone” – a tutti Renzi ha assicurato che “daremo a chi vincerà il congresso il rispetto e la collaborazione che non abbiamo avuto”. Ma ha anche difeso la scelta di non fare l’accordo di governo con i Cinquestelle (“alle poltrone abbiamo preferito salvare l’anima”) e ha ricordato, quanto al suo “carattere”, che nessuno ha mai avuto da dire niente “finché era ministro”.

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Infine la Rai. Si apre la settimana che potrebbe portare il prossimo Cda dell’azienda radiotelevisiva pubblica a fare le nomine per reti e tg e Renzi attacca a testa bassa il presidente Marcello Foa per le sue parole “sugli eurodeputati Pd pagati da Soros”: “Un bugiardo, una fake news che cammina” tuona il senatore Dem invitando gli europarlamentari a denunciarlo “domattina” per “diffamazione e calunnia”. Al tempo stesso Renzi torna sulla richiesta di accesso alle schede con cui Foa ha ottenuto il parere positivo della commissione di Vigilanza Rai forte del quale, al secondo tentativo, è arrivato ai vertici di Viale Mazzini. “Una vergogna”, tuona appellandosi ai presidenti delle Camere Fico e Casellati, che non possano essere verificate. Intanto “in marcia”, mentre tra i militanti, tra chi è stato qui tre giorni “con passione”, si azzardano percentuali su quale sarebbe il consenso di un partito di Renzi, oltre il Pd. Una suggestione che, al di là delle fortune di “En marche” e del suo leader Emmanuel Macron, circola sempre.

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