Renzi per Errani si scopre garantista

9 luglio 2014

Dopo la sentenza di appello che lo ha condannato per falso ideologico, Vasco Errani ha deciso di dimettersi da governatore dell’Emilia-Romagna. Ma la segreteria nazionale del Pd gli ha chiesto di ripensarci. Al centro dell’inchiesta che ha portato alla condanna di Errani vi è un finanziamento da 1 milione di euro per la costruzione di una cantina agricola, che la Regione aveva assegnato alla cooperativa Terremerse nel 2006, quando era guidata dal fratello, Giovanni Errani. Per chiarire i contorni della vicenda e l’operato della Regione, Errani inviò agli inquirenti, con una sua lettera di accompagnamento, una relazione sulla regolarità dell’operazione. È stata proprio questa lettera a rivelarsi un boomerang per l’ex governatore. Mentre il Movimento 5 Stelle chiedeva ad Errani di lasciare anche l’incarico di Commissario per la ricostruzione post-terremoto, lui si dichiarava innocente e spiegava le dimissioni come un gesto motivato dalla “responsabilità” e dalla necessità di tutelare l’istituzione regionale. Immediata la solidarietà del partito. “Proprio le parole con cui ha motivato la sua decisione dimostrano il suo senso dello Stato e delle istituzioni”, si leggeva nella nota del Pd. Renzi lo  ha invitato apertamente a riconsiderare la sua decisione.

Claudio Cerasa, giornalista del Foglio, su Twitter ha stuzzicato il presidente del Consiglio, chiedendo se il Partito democratico, con queste affermazioni, non stia contestando una sentenza della magistratura: peccato mortale da sempre rinfacciato al centrodestra. La risposta di Renzi è arrivata dritta in difesa del garantismo. “Finché non c’è sentenza passata in giudicato un cittadino è innocente”, ha twittato a sua volta il premier. Eppure, faceva notare Cerasa, l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, è stato messo sul patibolo per l’inchiesta sulla vicenda delle tangenti nella costruzione del Mose. Orsoni ha patteggiato – in seguito la richiesta è stata respinta dal gup – e per questo, aveva detto Renzi, “non può continuare a fare il sindaco”. Affermazione accompagnata da una svista non proprio di poco conto dal punto di vista giuridico-procedurale da parte del premier quando ha detto che con il patteggiamento Orsoni aveva ammesso la sua colpevolezza. Lo stesso Renzi che spingeva per le dimissioni dell’allora ministro della Giustizia del governo Letta, Annamaria Cancellieri, per le telefonate del caso Ligresti – per le quali non era neppure indagata – e che oggi, per Errani chiede di attendere la pronuncia, in futuro più o meno lontano, della Cassazione.

Leggi anche:
Aborto, volontari antiabortisti in consultori: la norma è legge
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti