Renzi scarica sul sindaco Orlando il flop del Pd

Renzi scarica sul sindaco Orlando il flop del Pd
Il segretario del Pd, Matteo Renzi
4 novembre 2017

La sensazione è che la sconfitta l’annusi da tempo. D’altronde, Matteo Renzi è giovane, ma non certo non in grado di capire che in Sicilia, il suo partito, il Pd, già faceva acqua da tutte le parti, ancor prima che iniziasse questa campagna elettorale. Il “patto” con l’uscente Rosario Crocetta, per governare l’Isola, sembra risultare “letale” a fine legislatura. Una chiave di lettura, a ciò, la dà lo stesso Renzi, non avendo investito sostanziose risorse sulla campagna elettorale siciliana a sostegno del candidato del centrosinistra, Fabrizio Micari, che da settimane gira la Sicilia, ogni tanto, affiancato da qualche big romano. Più che chiave di lettura, appare una certezza che mette nero su bianco lo stesso ex premier sulla sua ultima Enews. “Le elezioni di domenica in Sicilia sono importanti soprattutto per il futuro di questa meravigliosa e difficile isola”, scrive il leader dem fino a meno di quarantott’ore fa negli Stati Uniti, mentre tutti i leader dei partiti in questi giorni erano in Sicilia a sponsorizzare i rispettivi candidati: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Pippo Civati, Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema e via dicendo. In ogni caso, per Renzi, “vinca il miglior candidato e la migliore squadra”. Un’affermazione da arbitro terzo, pare. E da quest’altra, si capisce il perché. “Fossi siciliano – riporta ancora la Enews – voterei quello che ritengo il miglior candidato, Fabrizio Micari, indicato al centrosinistra dal sindaco di Palermo Orlando sulla base del ‘modello Palermo’”. Come dire, Micari non è un candidato del Pd, ce l’ha proposto Orlando e noi abbiamo sposato la causa. Un atteggiamento pilatesco, appare quello del segretario di uno dei partiti più grandi d’Italia”. In sostanza, Renzi sembra scaricare al sindaco di Palermo, un’eventuale debacle del rettore che, a giudicare dagli ultimi sondaggi, sembra vicina. Per cambiar aria, ieri, Micari ha chiuso una “campagna elettorale gradevole” con la traversata sullo Stretto, con una nave di linea, per toccare con mano i problemi dei pendolari che giornalmente fanno la spola Messina-Villa San Giovanni. Negli ultimi mesi, il rettore di Palermo, è stato impegnato più nella campagna elettorale che nell’organizzazione del suo matrimonio (per il quale comunque la sua agenda politica si è fermata per un giorno, il 24 ottobre). E ciò grazie a Orlando, il regista della sua candidatura che avrebbe dovuto riproporre il ‘modello civico’ vincente nelle amministrative del capoluogo siciliano e che, persa per strada la sinistra, ha raggruppato intorno alla figura del Magnifico una coalizione che va dal Pd ad Alternativa popolare, passando per i Centristi di D’Alia. Stesso stampo, il sindaco, l’ho ha imposto alle Regionali. Insomma, le Regionali in Sicilia sembrano mettere alle corde Renzi. Di certo, dopo il voto di domani nell’Isola, il segretario del Pd dovrà munirsi di scudi per difendersi dagli attacchi che arriveranno fuori dal Nazareno, ma soprattutto da una parte del suo stesso partito, pronta a chiedere la sua testa. Le prime note li suona Andrea Orlando. “Dopo la Sicilia, qualunque sia il risultato del voto, si deve individuare la coalizione” nazionale “e ci si siede a un tavolo per decidere anche come si sceglie il premier”. Un vero e proprio avvertimento, quello del leader della minoranza dem, che sembra affilare le armi per una battaglia tutta interna al Pd e dall’esito tutt’altro che prevedibile. Anche il segretario di Possibile, comincia a prepararsi alla battagli. “Questo progetto non finisce il 5 novembre – ha detto Pippo Civati -: ha una corsa molto più lunga e delle ambizioni molto più grandi. Quello che sta succedendo qui (Sicilia, ndr) può cambiare il corso della politica siciliana, ma anche della politica nazionale. Bisogna costruire, avere passione e pazienza”. Per essere più chiari, “con il voto di domenica finisce la traiettoria politica di Renzi: il punto è far iniziare una nuova storia”. Renzi è avvertito.

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