Riciclaggio e evasione fiscale, indagato il neo deputato regionale Luigi Genovese

Riciclaggio e evasione fiscale, indagato il neo deputato regionale Luigi Genovese
Francantonio Genovese (S) e il figlio Luigi
23 novembre 2017

Luigi Genovese, lo studente di 21 anni appena eletto all’Ars per Forza Italia, è indagato per riciclaggio nell’ambito di una inchiesta della Procura di Messina. Indagato anche il padre, il deputato Francantonio Genovese. E così per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, riciclaggio ed autoriciclaggio è scattato un sequestro milionario di beni nei confronti della famiglia Genovese. Il provvedimento eseguito dalla Guardia di finanza di Messina colpisce un impero finanziario che vale 100 milioni di euro in termini di aziende, conti correnti e immobili: e’ il sequestro preventivo, viene fatto notare, piu’ cospicuo mai effettuato dall’autorita’ giudiziaria della citta’ dello Stretto. Il decreto di sequestro preventivo, oltre che a Francantonio Genovese e alla moglie Chiara Schiro’, dunque, e’ stato notificato anche, al figlio Luigi – indicato come “complice del padre” -, alla sorella Rosalia al nipote Marco Lampuri, accompagnato da informazione di garanzia per i reati di riciclaggio e sottrazione indebita. Il provvedimento, eseguito oggi, e’ stato emesso dal Gip del Tribunale di Messina Salvatore Mastroeni.

LA DIFESA “Non ho ancora avuto modo di leggere ne’ la richiesta dei Pubblici ministeri ne’, tanto meno, gli esiti delle attivita’ di indagine che, della richiesta, costituiscono il necessario presupposto – afferma l’avvocato Nino Favazzo, difensore di Francantonio Genovese -. Ogni considerazione a riguardo, quindi, sarebbe, allo stato, solo affrettata. Tuttavia – prosegue – senza voler immaginare scenari complottistici, di certo colpisce la tempistica del provvedimento che, in relazione ad una notizia di reato risalente a circa tre anni addietro, viene forse richiesto, ma certamente emesso dopo che la dottoressa Chiara Schiro’ ha definitivamente regolarizzato, attraverso lo strumento della voluntary disclosure, la propria posizione con lo Stato italiano versando quanto dovuto a titolo di imposta sanzioni ed interessi, e all’indomani della recente tornata elettorale, in cui Luigi Genovese e’ stato eletto alla Assemblea regionale siciliana, registrando un significativo consenso”.

Leggi anche:
Ok Governo a regole su Ia: fino a 5 anni di carcere per chi froda

CONTI SVIZZERI E SCHERMI PANAMENSI Le indagini hanno inizialmente consentito di rinvenire fondi esteri per un ammontare pari ad oltre 16 milioni di euro, schermati da una polizza accesa attraverso un conto svizzero presso la societa’ Credit Suisse Life Bermuda Ltd.: fondi in parte transitati presso un istituto bancario di Montecarlo e intestati ad una societa’ panamense (Palmarich Investments) controllata da Francantonio Genovese e dalla moglie Chiara Schiro’; in parte (per oltre 6 milioni) trasferiti in contanti in Italia direttamente a Genovese resi irrintracciabili. La provenienza del denaro veniva riferita dall’indagato al proprio padre Luigi, 92 anni. Le verifiche sui redditi Di Francantonio Genovese e del padre non hanno consentito di considerare compatibile tale patrimonio con le entrate dichiarate. Da qui la contestazione di riciclaggio per denaro derivante da reato, quantomeno da evasione fiscale. Successivamente, dopo che la stessa Schiro’ aveva aderito alla voluntary disclosure per la parte di sua competenza ed ai limitati effetti delle sanzioni previste dalla annualita’ in corso di accertamento, sono emersi ulteriori gravi illeciti.

IL RAMPOLLO PRESTANOME Dopo che, a partire dal 2016, a Genovese erano stati notificati da parte dell’Agenzia delle entrate alcuni avvisi di accertamento per oltre 20 milioni di euro derivanti dalla conclusione di verifiche fiscali condotte nei suoi confronti, le indagini hanno messo in luce una complessa attivita’ di ulteriore riciclaggio finalizzata anche a frodare il fisco. E’ emerso infatti che gli indagati, anche avvalendosi di alcune societa’ a loro riconducibili, hanno compiuto diverse operazioni immobiliari volte a trasferire ad altri soggetti beni immobili e disponibilita’ in possesso di Francantonio Genovese per eludere il possibile sequestro dei 16 milioni provento del riciclaggio e per sottrarsi al pagamento delle imposte e delle correlative sanzioni amministrative che frattanto venivano ad ammontare a circa 25 milioni di euro. In tal modo il parlamentare azzurro, nel tentativo di sfuggire all’aggressione patrimoniale nei suoi confronti, si e’ spogliato di tutto il patrimonio finanziario, immobiliare e mobiliare a lui riconducibile, in via diretta e indiretta, per tramite della societa’ schermo GE.FIN. srl (ora L&A Group srl) e Ge.Pa. srl, di cui deteneva il 99% ed il 45% delle quote sociali, trasferendolo al figlio Luigi, eletto il 5 novembre all’Ars sull’onda di oltre 17.000 preferenze, insieme a denaro proveniente dal precedente riciclaggio.

Leggi anche:
L'impegnativo maggio russo, quando Putin succederà a Putin: nuovo mandato e vecchie preoccupazioni

‘ALTALENA’ MILIONARIA Nel dettaglio, ricorrendo alla tecnica dell”altalena’: dapprima e’ stata deliberata la riduzione del capitale sociale, al di sotto della soglia di legge prevista, delle medesime societa’ per far fronte alle perdite artificiosamente generate dagli stessi indagati; successivamente e’ stato disposto il ripianamento delle stesse attraverso un nuovo versamento di capitale a carico dei soci. In tali circostanze, anziche’ provvedere in prima persona, nonostante il comprovato possesso di risorse finanziarie, l’indagato ha dichiarato di rinunciare alla qualita’ di socio per mancanza dei fondi necessari, poche decine di migliaia di euro, per partecipare all’aumento di capitale, permettendo cosi’, ex novo, l’ingresso in societa’ del figlio Luigi, privo di risorse economiche proprie.

LA GRANDE FUGA DAL FISCO. IL FIGLIO “COMPLICE” Questo manovre hanno consentito tra l’altro a Genovese, “con la complicita’ del figlio Luigi”, spiegano gli inquirenti, di vanificare gli effetti del pignoramento che sulle sue quote era stato effettuato da Riscossione Sicilia. Infatti, ha partecipato come custode delle quote alle assemblee nelle quali si e’ deciso di azzerare il valore delle proprie azioni – dell’importo di svariati milioni di euro – e di consentire al figlio Luigi di subentrare – con la sottoscrizione di strumentali aumenti di capitale – nella titolarita’ piena della societa’ eludendo il pignoramento. Le finalita’ illecite delle condotte sono state dimostrate dal fatto che quest’ultimo, ha versato la propria quota di capitale con denaro bonificatogli, nei giorni immediatamente precedenti alle operazioni in argomento, dal padre.

Leggi anche:
Dopo il crollo in Basilicata, è scontro sulle candidature nel M5s
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti