Riciclaggio in Formula 1, Pm Monza chiede pene fino a 20 anni

Riciclaggio in Formula 1, Pm Monza chiede pene fino a 20 anni
2 giugno 2018

Il pm di Monza Michele Trianni ha chiesto 3 condanne col rito abbreviato, una a 20 anni di carcere, nel processo scaturito dall’indagine che ipotizza un sistema ramificato di riciclaggio di denaro che coinvolgerebbe anche il mondo della Formula 1. La pena piu’ severa e’ stata sollecitata per un uomo d’affari svizzero accusato di associazione a delinquere, riciclaggio e fatture inesistenti, definito dal pm durante la discussione “un vero delinquente” e per il quale il rappresentante dell’accusa ha chiesto di negare le attenuanti generiche. Otto anni sono stati chiesti per un fiduciario svizzero che avrebbe riciclato 6 milioni di euro e tre anni e dieci mesi per un imprenditore italiano (una pena piu’ lieve perche’, hanno riferito fonti legali, ha collaborato con la magistratura).

Il gup Emanuela Corbetta si pronuncera’ il 25 giugno, dopo che in altre udienze sara’ dato spazio alle difese, su queste richieste di pena, sulla posizione di altri 4 imputati, tra i quali Luigi Provini, considerato il vertice del presunto gruppo criminale, che hanno scelto il rito ordinario e su alcune richieste di patteggiamento. L’inchiesta, coordinata a partire dal 2012 dall’allora procuratore di Monza Walter Mapelli, era nata dalla denuncia di Paolo Guitamacchi, ad della Sias, la societa’ che gestisce il circuito di Monza, su presunti illeciti nell’ambito della ristorazione. Gli accertamenti seguiti alla denuncia avevano portato a ipotizzare l’esistenza di una rete di societa’ fittizie che avrebbero occultato al fisco una settantina di milioni di euro. Uno dei presunti meccanismi ideati dagli imputati per creare fondi neri sarebbe consistito nel fare acquistare i diritti di immagine dei piloti della formula 1 a societa’ fantasma, come Ara Service, Ad Evolution e Proflexi Services.

Queste societa’ poi, stando alla Procura, firmavano contratti con imprenditori italiani che versavano somme molto superiori a quelle dovute, parte delle quali veniva ripulita e riciclata grazie a societa’ offshore controllate da fiduciarie elvetiche legate a uomini d’affari italiani. L’indagine originaria, che nel 2017 ha portato all’arresto, tra gli altri, di Provini, ha generato per competenza territoriale dei procedimenti assegnati a una ventina di procure italiane e una serie di rogatorie, come riferito nelle settimane scorse da ‘Repubblica’, in Germania, Svizzera, Inghilterra e Principato di Monaco.

Nel decreto che dispone il rinvio a giudizio, che Agi ha potuto consultare, si legge che i presunti componenti dell’associazione a delinquere “si associavano tra loro allo scopo di commettere piu’ delitti di emissione di fatture false per operazioni inesistenti e riciclaggio, attraverso la costituzione e la gestione di un apparato societario atto alla realizzazione di uno schema fraudolento volto a consentire a terzi, mediante la stipula di contratti di sponsorizzazione per importi sovrafatturati e nell’ambito delle competizioni automobilistiche, l’evasione delle imposte sui redditi, l’esportazione di capitali all’estero e la creazione dei fondi neri”.

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