La riforma di Dublino, i ministri europei verso l’impasse su norme migranti

La riforma di Dublino, i ministri europei verso l’impasse su norme migranti
4 giugno 2018

Si va verso un nulla di fatto nella discussione di domani al Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue sulla riforma del sistema dell’asilo di Dublino. La proposta di compromesso posta sul tavolo dalla presidenza di turno bulgara del Consiglio Ue non dispone dell’appoggio della maggioranza qualificata degli Stati membri, visto che vi si oppongono da una parte l’Italia e gli altri paesi in prima linea lungo le rotte dei flussi migratori nel Mediterraneo, e dall’altra, per ragioni opposte, l’Austria e i quattro paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia).

Nonostante il Trattato Ue consenta di prendere le decisioni in questo settore a maggioranza qualificata, in questa fase del negoziato sia la Commissione che la presidenza bulgara vorrebbero un accordo unanime per evitare di creare ulteriori fratture fra gli Stati membri. Prevedibilmente, dunque, i ministri domani non potranno che prendere atto del loro disaccordo, e il dossier passerà nelle mani dei capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di fine giugno, a Bruxelles. I paesi mediterranei temono che questa riforma, così debole, cambi molto poco o per nulla la situazione attuale, mentre il blocco dell’Europa centro orientale insiste sulla sua opposizione di principio alla possibilità che decisioni di politica comune Ue, prese a maggioranza qualificata (come prevede il Trattato) possano imporre a un paese sovrano decisioni su chi ammettere sul proprio territorio.

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Il compromesso proposto dalla presidenza semestrale bulgara è meno ambizioso della proposta originaria della Commissione europea, e lo è molto meno rispetto alla posizione sulla riforma che ha preso a larga maggioranza l’Europarlamento. Il testo della presidenza, in particolare renderebbe più complesso da attivare, meno “automatico” e meno obbligatorio il meccanismo permanente di attivazione dei “ricollocamenti” dei richiedenti asilo, secondo “quote eque” di redistribuzione in tutti gli Stati membri assegnate in base a due soli criteri oggettivi: la popolazione e il Pil del paese interessato. askanews

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