Riforma Province, quattro anni di chiacchiere all’Assemblea regionale. Tutto da rifare

Riforma Province, quattro anni di chiacchiere all’Assemblea regionale. Tutto da rifare
11 gennaio 2017

La maratona infinita delle ex Province siciliane. Partita quattro anni fa, in anticipo rispetto al resto d’Italia, la riforma che doveva rappresentare il fiore all’occhiello della presunta spinta propulsiva del governo targato Rosario Crocetta, si e’ arenata piu’ volte, tra censure, minacce di impugnative, imboscate d’Aula e ripensamenti. Una lenta corsa a ostacoli, tra rimaneggiamenti continui. Cosi’ gli enti di area vasta, le citta’ metropolitane e i liberi consorzi comunali, pur nati alla fine, appaiono meri cartelli appesi sui portoni delle ex Province, non riuscendo neppure a traguardare la prima prova delle urne. E adesso tutto sembra essere rimesso in discussione, sin nel cuore della riforma, ovvero le procedure di elezione degli organismi.

DDL AZZURRO A rimettere in pista la riforma mai nata davvero, un disegno di legge di Forza Italia che rilancia l’ipotesi di elezione diretta dei vertici, contro quella, gia’ sancita con una legge il 31 marzo scorso, delle elezioni di secondo grado. E’ lo stesso presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, di fronte a una richiesta di ulteriore rinvio della data elettorale (richiesta fatta anche dall’Anci), avanzata dalla Lista Musumeci, ad ammettere: “Una questione, non vi e’ dubbio, esiste. Su un nodo cosi’ importante mi aspetto che qualsiasi iniziativa sia concordata con il governo”. Ardizzone si e’ detto disponibile ad aprire una finestra legislativa durante la sessione di bilancio (per inciso l’Ars avviera’ la discussione di bilancio e finanziaria il 14 febbraio). E cosi’, in serata , e’ arrivato il disegno di legge che prevede l’elezione diretta degli organi degli enti di area vasta, puntando a correggere clamorosamente l’ultimo testo approvato.

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NUOVA BOZZA Il ddl prevede nello specifico che il presidente del libero consorzio comunale sia eletto a suffragio universale e diretto, contestualmente all’elezione del consiglio del libero consorzio comunale. Il sindaco metropolitano sarebbe anch’egli eletto a suffragio universale e diretto contestualmente all’elezione del consiglio metropolitano. “Fallito il tentativo di referendum di Renzi, che aboliva le province, e’ importante – ha affermato Figuccia – che attraverso l’espressione popolare si attuino cambiamenti utili ed efficaci, in particolare in merito ad alcune decisioni, come la gestione delle strade provinciali, l’assistenza ai disabili o le scuole, che venivano prese nelle stanze chiuse e affidate a pochi”.

LA CONTRORIFORMA “Ormai e’ chiaro a tutti. La riforma delle Province voluta dal centrosinistra in Sicilia e’ stata un fallimento. Restituiamo la guida delle Province ai presidenti eletti dal popolo”, dice l’esponente dell’opposizione all’Ars Nello Musumeci (il primo presidente di una Provincia siciliana scelto con la elezione diretta) con un appello alla maggioranza di centrosinistra. “Da tre anni – sottolinea – le Province sono condannate alla paralisi, dalla viabilita’ alla edilizia scolastica superiore, fino ai servizi per studenti disabili, mentre persino lo stipendio per i dipendenti e’ diventato quasi una chimera. Si torni all’Ars a votare la controriforma, ossia la elezione diretta del presidente con il coinvolgimento del popolo”.

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