Riforma regolamenti Camere, scontro Renzi-Boldrini

Riforma regolamenti Camere, scontro Renzi-Boldrini
La presidente della Camera, Laura Boldrini
16 giugno 2017

La polemica di Matteo Renzi sui gruppi parlamentari con meno di 20 deputati riapre il dibattito sulla riforma del regolamento della Camera avviata a inizio legislatura e sospesa in attesa dell’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ribattendo all’ex premier, spiega che sarebbe “ben felice che i gruppi manifestassero l’esigenza di riprendere la proposta di riforma già elaborata, affinché possa essere portata in Aula” e invita il segretario del Pd, “la forza politica di gran lunga più rappresentata alla Camera”, a “dare un contributo rilevante per risolvere la questione”. La critica di Renzi nasce da un articolo del Giornale, commentato questa mattina nel corso della sua rassegna stampa “Ore Nove” dalla sede del Pd, dal titolo “La Boldrini regala 5 milioni a quattro gruppi abusivi: i gruppi in questione, nati grazie a una deroga concessa dall’ufficio di presidenza, sarebbero Scelta civica-Ala (16 deputati), Sinistra italiana (17 deputati), Democrazia Solidale-Centro democratico (13), Civici e innovatori (13)”. Meno di 20 deputati li hanno anche Fratelli d’Italia e la Lega nord ma la deroga loro concessa è in linea con il regolamento della Camera che al comma 2 dell’articolo 14 recita: “L’Ufficio di Presidenza può autorizzare la costituzione di un Gruppo con meno di venti iscritti purché questo rappresenti un partito organizzato nel Paese che abbia presentato, con il medesimo contrassegno, in almeno venti collegi, proprie liste di candidati, le quali abbiano ottenuto almeno un quoziente in un collegio e una cifra elettorale nazionale di almeno trecentomila voti di lista validi”.

“Se fai gruppi con meno di 20 deputati alimenti non solo le spese ma anche la frammentazione politica”, osserva il segretario del Pd. Boldrini gli fa notare che la decisione non è sua ma dell’ufficio di presidenza, “organo alle cui votazioni la Presidente non prende parte” e dove il partito di Renzi è il più rappresentato con 7 deputati su 23 componenti. Tuttavia la terza carica dello Stato ammette che “il problema di una disciplina più restrittiva” sui gruppi parlamentari “esiste” e infatti la riforma del regolamento affrontava il tema che quindi potrebbe essere ripreso entro la fine della legislatura. La riforma ferma al palo contiene due modifiche ‘antipolverizzazione’: l`abrogazione del comma 2, che consente oggi l`autorizzazione dei gruppi in deroga, e una modifica del comma 5 sulle componenti politiche del gruppo misto volta ad aumentare da 3 a 5 il numero minimo di deputati necessari a costituire una componente del Misto e a rafforzare il relativo requisito elettorale, imponendo una denominazione delle componenti sostanzialmente corrispondente alla forza politica rappresentata”. Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto e relatore della riforma del regolamento insieme ad Andrea Giorgis (Pd), Gianni Melilla (Mdp), Gregorio Gitti (Pd), oggi ha scritto una lettera a Boldrini e alla Giunta per invitarli a portare a termine il lavoro fatto in questo periodo che ci separa dal ritorno alle urne”.

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Pisicchio riconosce che “forse il progetto di una vasta riforma regolamentare potrebbe apparire di complessa realizzazione” ma “probabilmente un’intesa su alcuni punti condivisi, volti a ridurre alcune superfetazioni e a consentire uno snellimento dell’attività d’Aula – come, ad esempio, la riduzione dei tempi per il voto di fiducia – potrebbe apparire utile, anche per consentire un avvio della nuova legislatura meno farraginoso”. D’accordo con una modifica del regolamento in tema di gruppi anche Elio Vito, componente Fi della Giunta: “Proponiamo da tempo cambio Regolamento: fa gruppo solo chi supera elezioni, votiamolo subito e basta chiacchiere”. M5s interviene con Riccardo Fraccaro, membro dell’ufficio di presidenza della Camera, defininendo quello di Renzi “un clamoroso autogol. È stato il Pd ad autorizzare la costituzione dei gruppetti, votando a favore in Ufficio di Presidenza”. Quindi “è Renzi ad aver aumentato le spese e anche la frammentazione politica, perché, evidentemente, le stampelle parlamentari hanno sempre fatto comodo alla sua traballante maggioranza”. E “io stesso, a nome del MoVimento 5 Stelle, ho espresso la necessità di convocare una riunione ad hoc dell’Ufficio di Presidenza, per sanare la situazione degli abusivi. Su questo la Presidente Boldrini non ha ancora mosso un dito”. Anche per il vicepresidente della Camera Simone Baldelli (Fi) “l’uscita di Renzi sui mini-gruppi sono parole in libertà di chi non conosce il Regolamento e sono un boomerang per il Pd”. Nel Pd, lo scorso 2 giugno, era stato il presidente dei senatori Luigi Zanda, intervenendo sul Sole 24 ore, a sollecitare una riforma dei regolamenti delle Camere entro la fine della legislatura per approvare norme anti-frammentazione e regole come la sfiducia costruttiva.

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